Fordongianus

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ISPIRAZIONE

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Fiume Tirso

Dopo i temporali estivi dei giorni scorsi il tempo è migliorato e il calore sole mi accompagna in questo viaggio prevalentemente in discesa.

Stavo aspettando questa giornata da mesi. Nulla mi tratterrà dal dedicarmi a me stesso. A Fordongianus starò a casa di Susanna e Lello che gentilmente si sono messi a disposizione per ospitarmi. Ma la maggior parte della giornata la trascorrerò alternando visite a luoghi con immersioni nelle calde acque termali di questo territorio.

Tappa numero uno sono le vasche termali comunali, sulle sponde del fiume Tirso, che dalla diga Eleonora D’Arborea di Busachi inizia il suo tratto finale, lentamente verso la sua foce nel golfo di Oristano. Con pochi euro ho una stanza con una vasca di acqua caldissima tutta per me e finestra con vista sul Tirso. Mezz’ora di relax per iniziare la giornata. Quando esco fuori c’è già altrettanto caldo, e trovo riparo all’ombra di alberi sulle sponde del Tirso, dove ne approfitto per scrivere un po’.

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Resti del complesso termale romano

Da qui mi sposto di poco per arrivare al bellissimo sito archeologico, le terme romane. Il Sindaco Serafino, che ha saputo del mio arrivo, ha gentilmente avvisato le guide, che non mi fanno pagare l’ingresso. Passeggio tra i resti di quello che era un centro benessere dei Romani, muri, archi, pavimentazioni, ambienti affrescati, vasche per il frigidarum, tepidarum e calidarium, la spettaccolare piscina con i gradini che portano dentro da tutti quattro i lati, e acqua calda che risale da più punti e viene convogliata in altre vasche.

Esco dal sito, sulle sponde del Tirso, e mi avvicino alle acque che scorrono in direzione del ponte che porta al paese, poco più avanti, il quale poggia ancora sul basamento del vecchio ponte romano. Sulla riva sgorgano acque termali che a mala pena riesco a toccare col piede, sono caldissime. Ma una serie di pietre circoscrive delle specie di vasche nel fiume, dove l’acqua calda si mescola con le acque fredde del Tirso.

Non sono sicuro che fare il bagno qui sia permesso, ma l’idea è troppo allettante, lascio la bicicletta sulla sponda ed entro nelle acque del Tirso, che per me in questo momento è come il Gange, sacro e purificatore. Me ne sto qui per un po’, godendomi il tepore delle acque con le sue regolari sferzate più fredde, ammirando il verde degli alberi che si stagliano sul cielo blu.

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Chiesa parrocchiale di San Pietro

Una volta uscito rientro nel paese per pranzare e ne approfitto per fare un giro. Quasi tutte le case sono di trachite, principalmente rosa, ma ci sono anche altre varietà, di un rosso più intenso, grigie, verdastre, proveniente dalle cave dei dintorni e sapientemente modellata a forma di blocchi da abili scalpellini locali. Passo accanto alla chiesa parrocchiale di San Pietro, bellissima, in stile gotico-catalano, bicolore, con alternanze di trachite rossa e grigia, e una facciata dalle eleganti ornamentazioni.

Il pomeriggio lo trascorro ancora immerso nelle acque calde, questa volta nel centro benessere del Sardegna Grand Hotel Terme, sull’altro lato del Tirso, che raggiungo dopo aver superato il ponte e affrontato una salita ripida, ma breve. Piscine, getti d’acqua, sauna, jacuzzi. Mi godo gli ultimi momenti nella sdraio, pensando che dopo quasi un anno di viaggio mi merito tutto ciò.

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Casa Aragonese

Torno in paese per la visita alla seicentesca Casa Aragonese, dove il personale della Cooperativa Forum Traiani mi attende. La casa si trova sulla stessa strada della parrocchiale, riconoscibile per il bellissimo portico e le finestre in stile aragonese di trachite rossa. Fu abitata fino al 1978 e oggi è un museo dove sono esposti oggetti di artigianato. Percorriamo le sue stanze, caratterizzate da affascinanti elementi architettonici quali porte (di cui una ad angolo), finestre decorate, emblemi, e il grande caminetto. Sul retro della casa, l’orto-giardino è visibile anche dall’interno tramite una finestrella ad arco inflesso.

Il cielo è di nuovo coperto. A fine serata sono invitato alla chiesa campestre di San Lussorio per le celebrazioni dell’omonimo santo e di Archelao, altro martire come Lussorio. Qui mi attende il Sindaco Serafino che mi invita a unirmi al suo tavolo dentro una delle cumbessias (o muristenes) che contornano il piazzale della chiesa, riempito di tavoloni. Un improvviso e violento acquazzone costringe tutti a sgomberare i tavoli esterni, ma solo per poco. Non appena la pioggia smette il piazzale si rianima, grazie anche alla fisarmonica di Giansilvio, che conobbi e col quale suonai nella mia giornata a Zeddiani.

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Chiesa di San Lussorio

PS la mattina ritorno alla chiesa di San Lussorio. Mentre il piazzale viene sgomberato e ripulito riesco a visitare questa chiesa romanica, sotto la quale si trova un’area con cunicoli e cripte di sepoltura dove si troverebbero anche i resti di Lussorio, e un’antica Basilica sotto l’attuale abside. Si respira decisamente l’aria di oppressione dei Romani nei confronti del Cristianesimo.

 

FRAMMENTI SONORI

Ricordi romani (bordone con ‘bena’ di Michele Loi di Ula Tirso)

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BREVI NOVELLE SARDE

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Resti del complesso termale romano

S.P.Q.R. Oggi ho attraversato gli antichi confini tra le terre abitate dalle Civitates Barbariae e quelle controllate dai Romani.

Qui passava una delle principali vie di comunicazione del tempo, la 131 dei Romani, quasi coincidente con l’attuale, tranne che per questo tratto, che da Caralis (Cagliari) portava a Turris Libisonis (Porto Torres).

La presenza del Tirso e delle sue acque termali rese questo territorio ideale per un insediamento, inizialmente chiamato Acque Hypsitanae, poi sotto l’Imperatore Traiano elevata al rango di Forum e cambiando nome in Forum Traiani, sede amministrativa di tutto il territorio circostante.

Qui si incrociavano strade commerciali e Forum Trainai divenne un importante centro di scambi, come dimostra il suo foro e il mercato presenti nei resti accanto al complesso termale. Ma da qui passavano anche importanti strade militari che permettevano il costante controllo dei confini con il regno delle Civitates Barbariae.

Successivamente, sotto Giustiniano, venne promossa a Oppidum e dotata di una cerchia muraria. Quando divenne sede vescovile il compito principale era quello di convertire i barbaricini al Cristianesimo. Tra i convertiti ci fu anche Lussorio, per questo martirizzato e successivamente santificato e ricordato con una chiesa nel luogo presunto del suo martirio.

La ricchezza di questo luogo è poi testimoniata dal nome che assunse sotto il dominio bizantino, Chrysopolis cioè “citta aurea”. Da allora in poi i resti di questo florido periodo sono andati pian piano scomparendo, per fortuna non del tutto, ma le acque calde continuano a sgorgare esattamente come facevano millenni fa.