267/377: Aidomaggiore
ISPIRAZIONE
Un’altra tappa breve, pochi chilometri sulla basaltica piana di Abbasanta tra Borore e Aidomaggiore. Pedalo veloce per arrivare in orario alla messa che si svolge alla chiesetta di Santa Barbara, poco fuori il paese, dove son stato invitato a partecipare da Claudio Chirigu (Quirico in sardo), direttore del coro femminile Santa Maria delle Palme, e colui che mi ospiterà per questa giornata.
Lasciati bici e bagagli a casa di Claudio guidiamo fino alla chiesetta dove si sta radunando tutto il paese. Nel piazzale antistante la bella facciata in trachite rossa su base di basaltica il prete benedice i cavalieri che fanno tre giri di corsa intorno alla chiesa in onore di Santa Barbara. Poi inizia la messa. Mi posiziono nella porticina laterale accanto all’altare in modo da poter vedere e ascoltare bene il coro diretto da Claudio. Non solo. Ne approfitto per registrarli per avere del materiale d’ispirazione per la mia composizione della giornata.
A fine messa i cavalieri si lanciano in un paio di corse veloci in una discesa al lato della chiesa, mentre i bambini li guardano affascinati, e alcuni vengono portati in giro sopra dei pony. Dopo questo rituale ci godiamo il bellissimo canto del coro Su Cuntzertu de Aidumajore accompagnati da un bicchiere di vino e dolcetti sardi. Ne approfitto per registrare anche loro, sapendo già che forniranno ispirazione per il frammento musicale.
Camminiamo per un breve tragitto per arrivare alle fontane di Santa Barbara, immerse nella frescura di un boschetto. Claudio mi spiega che la loro origine è nuragica, anche se son state utilizzate (e architettonicamente modificate) durante le epoche successive, romana e medioevale. In questo territorio esisteva il vecchio villaggio di Ruinas, omonimo di altri Ruinas in Sardegna (il Comune di Ruinas ma anche il vecchio villaggio ai piedi del Gennargentu in Comune di Arzana) di cui non rimane più traccia se non la chiesa e queste fontane.
Dopo un lauto pranzo a casa di Claudio in compagnia della famiglia, prendiamo una pausa per aspettare che passi il caldo, e poi ci rimettiamo in macchina per andare a visitare il Nuraghe Sa Jua, proprio alle spalle del paese. La struttura è ben conservata, l’architrave possente, la camera centrale e la scalinata che porta in alto, da dove si gode di un’eccezionale vista sul paese sottostante e sulla vallata che va verso il lago Omodeo.
Ci dirigiamo verso il novenario di Santa Maria delle Grazie, del XVII secolo, dove ogni anno viene celebrata la santa con musiche e balli tradizionali. In lontananza si vede il Lago Omodeo con alle spalle tutti i monti del Mandrolisai e delle Barbagie. Alle nostre spalle invece, tra la fittissima macchia mediterranea, si trova il picco di Monte Nieddu, dove rimangono i resti di una muraglia megalitica costruita con massi enormi e che orla il bordo di questo costone roccioso.
Dopo aver guidato attraverso una verde vallata ci avviciniamo al Lago Omodeo e arriviamo al novenario di Santa Greca. Anche qui esisteva un vecchio villaggio di cui non rimane traccia, Uras, di nuovo un curioso omonimo dell’Uras in Campidano. Tutt’intorno alla chiesa, costruita con il basalto scurissimo della zona, la vegetazione è rigogliosa e rimangono diversi ulivastri secolari a fare da guardiani al novenario affacciato sul lago.
Rientrati in paese giriamo a piedi tra le stradine del centro storico. Visitiamo la “Funtana corte ‘e josso” dove si trova un bel lavatoio, poi ci rechiamo alla chiesa di San Gavino, all’interno della quale mi colpisce la bellissima statua lignea dell’Ecce Homo, un Cristo sofferente con in testa dei capelli veri! All’esterno della chiesa si trova un betile nuragico, ed è qui che Claudio mi racconta di fatti strani che riguardano questa chiesa, dove periodicamente vengono uditi battiti, voci, e dove si accendono le luci senza una ragione.
Proseguiamo per il rione Binzale, passiamo la fontana, e arriviamo alla Piazza dei Balli. Da qui ci spostiamo al rione Corte ‘e susu, il più antico. Nelle case si trovano ancora i segni della dominazione aragonese, i bordi in trachite rossa decorata di porte e finestre incastonati nel basalto scuro. Poi segni sui muri dell’arrivo degli americani e del DDT. Camminiamo per delle stradette di terra battuta per arrivare ad un vecchio pozzo incastonato nella vegetazione.
Un pannello mi ricorda che anche Aidomaggiore fa parte del circuito Hymnos che riunisce i paesi dove è tenuta viva la tradizione del canto liturgico, come ho potuto appurare questa mattina. Sono tante le case in vendita, mi colpiscono i prezzi, bassi per proprietà grandi, intere palazzine storiche a cifre irrisorie. Triste fenomeno lo spopolamento, che ho già trovato in altri piccoli paesi ma che in qualche modo mi attrae sempre, sognando di potermi permettere di acquistare e trasformare una casa in una residenza artistica di un piccolissimo borgo.
La serata si conclude nella piazza principale del paese con il concerto del cantautore Stefano “Cisco” Bellotti, ex cantante dei Modena City Ramblers. Tra il folto pubblico riesco a vedere qualche volto conosciuto, Cinzia di Oniferi, Daniel di Bidonì, paesi vicini che ormai ho visitato parecchi mesi fa. Il viaggio entra nell’ultima fase e ricordi dell’inizio iniziano a sembrarmi sempre più lontani.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Girando tra le strade del centro di Aidomaggiore Claudio mi indica una casa, e mi accenna ad una triste vicenda riguardante il delitto di una bambina, avvenuto ormai quasi cento anni fa. Come già mi è capitato, e mi viene in mente il recentissimo “delitto del lago” che ha sconvolto la comunità di Ghilarza e tutto questo territorio, è molto difficile parlare di tali fatti e bisogna sempre farlo con delicatezza. E ancora una volta decido di rispettare una comunità senza raccontare. Dopotutto, come mi dice Claudio, la storia è stata ripresa più volte da giornali e scrittori che è ormai diventata inflazionata. Io l’ho trovata frugando il libro “Alla scoperta dei segreti perduti della Sardegna” di Antonio Maccioni, nel capitolo dal titolo “La Segreta Passione del Prete di Aidomaggiore”.
Ben più importante invece è accennare al Carnevale, poiché qui avviene in maniera parrticolare. Ad Aidomaggiore ci si maschera “a lenzolu”. Mentre la domenica le maschere sono tradizionali, il lunedì si indossa un lenzuolo bianco con una maschera sobria che copre il viso, mentre il martedì grasso, in segno di lutto per la fine del Carnevale, si indossa un lenzuolo nero. Anche il ballo tipico, Sa Cointrotza, è unico nel panorama locale. Come al solito, ritrovandomi in un percorso a date obbligate, dovrò cercare di tornare qui d’inverno per ammirarlo.