Dualchi

265/377: Dualchi

ISPIRAZIONE

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Vite in centro storico

Oggi viaggio in compagnia. Enrico, che mi ospitò nella giornata di Ghilarza, viene a prendermi a Noragugume insieme all’amico Matteo. In più, il Sindaco di Dualchi ha mandato un gruppo di ragazzini del paese a prendermi. Dunque oggi si viaggia in gruppo. La distanza è brevissima, pochi chilometri di gioiosa pianura!

Arrivo in Comune dove mi attende il Sindaco Ignazio, insieme a Nino che fu vice Sindaco nella precedente legislatura e che conosce il paese a menadito. Il Sindaco mi presenta a tutto il personale del Comune, poi mi porta in una stanza dove si trova l’impianto audio che diffonde i bandi a tutto il paese dai tipici altoparlanti a megafono. “C’è un microfono” mi dice “presentanti alla popolazione e se riesci a collegare lo strumento suona qualcosa”. Presto fatto. Ukulele collegato e microfono in mano mi presento al suono gracchiante dell’ukuele che sembra uscire da una radiolina degli anni ’50!

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I “detti” in sardo

Nino e tre ragazzine che son rimaste dal gruppo in bici, Viola, Maria e Paola, mi accompagnano a fare un giro del paese. Noto già la presenza importante di diversi murales. Alcuni molto tradizionali, altri coloratissimi e moderni. Ricorrono due nomi: Pina Monne, che è onnipresente sui muri sardi, e l’artista locale Lina Mannu, dal tratto molto più contemporaneo. E passeggiando incontriamo proprio lei, Lina, che si unisce a noi, rendendo le descrizioni delle sue opere molto più affascinanti!

Insieme ai murales si trovano anche delle opere più recenti volute dall’amministrazione comunale, i “detti” ovvero espressioni comuni o che si stanno perdendo della lingua sarda e che sono stati fissati sui muri del paese. Ogni riquadro marcato dai tipici frutti della zona, dei fichi d’India in ceramica.

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Murale in centro storico

Camminiamo fino alla chiesa parrocchiale di San Sebastiano, dall’alta facciata in basalto nero, ricostruita negli anni ’50 sui resti della vecchia chiesa. Da qui ci dirigiamo verso una bella piazza alberata dove si trova la chiesa di San Leonardo, in stile gotico aragonese con una bella torre campanaria al lato. Accanto ad essa si trova il centro polivalente, all’interno del quale posso ammirare un’interessante opera di Lina Mannu che rappresenta un albero le cui frasche contengono la storia del popolo sardo.

Proseguiamo per le vie del centro, ordinate, scorrendo tanti murales che rappresentano scene di vita quotidiana, il vecchio barbiere col suo cliente, una fila di vecchi seduti sul muretto, donne di colore che puliscono i fichi d’India, un gruppo di uomini che fanno uno spuntino, e poi i cavalieri dell’Ardia di San Pietro, una delle più antiche della Sardegna.

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Piazza con vecchio Municipio e chiesa di Sant’Antonio Abate

Entriamo nella piazzetta dove si trova il vecchio Municipio e la bella chiesetta di Sant’Antonio Abate, rigorosamente in basalto scuro, poi proseguiamo verso il museo del vecchio mulino, all’interno del quale posso ammirare una serie di macchinari un tempo usati per la lavorazione del grano.

Concludiamo il giro costeggiando la vecchia scuola, un edificio in basalto ad un piano dalle porte e finestre minuscole, la vecchia fontana (Funtana Mazzore), tutta una serie di antiche case in basalto dalle aperture decorate in stile aragonese, e arriviamo alla chiesetta della Vergine d’Itria, semplice e con un bel campanile a vela.

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Fichi d’India

Nel primo pomeriggio visitiamo poi la chiesa campestre di San Pietro, in basalto e trachite rossa, dove si svolgono le celebrazioni per il santo e l’Ardia. Da qui poi ci inoltriamo in una stretta vallata incastonata tra i basalti che formano un bordo a strapiombo impressionante. Tutt’intorno a noi impera il fico d’India, i cui frutti mi dicono essere i migliori della Sardegna!

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Murale di Lina Mannu

Rientrato in paese, Lina Mannu mi invita a casa sua per vedere alcune delle sue opere, quadri e pitture a più dimensioni con diversi elementi materici incastonati, e pannelli di ogni tipo. Nonostante molte opere siano parecchio astratte si può comunque intravedere sempre un richiamo alla Sardegna e a elementi della sua storia, e questo mi piace molto della sua arte. Parlare con l’autore della storia e dell’ispirazione dietro ogni opera mi aiuta a capirle di più.

Oggi non dormirò a Dualchi. Sono venuti a prendermi da Orosei per partecipare ad un concerto dove il coro Tenore e Cuncordu di Orosei insieme al violoncellista Ernst Reijseger celebreranno il ventennale del disco Colla Voche. Insieme a noi anche Paolo Fresu e il percussionista scozzese Alan Purves “Gunga”. Rientrerò qui domani, estasiato dalla serata, per riprendere il mio viaggio alla volta di Borore.

 

FRAMMENTI SONORI

Fichi d’India.

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BREVI NOVELLE SARDE

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Nuraghe Ponte

Nel pomeriggio il Sindaco Ignazio mi porta a vedere uno dei nuraghi più importanti di questa zona. Attraversiamo terreni ricchi di sugherete, poi una zona completamente devastata da un recente incendio, e arriviamo al nuraghe, che si presenta alto e in buone condizioni. La sorpresa arriva quando noto l’architrave d’ingresso, un blocco di basalto di dimensioni mastodontiche che fa capire l’entità dell’ingresso. Il masso si trova ad altezza piedi. Ciò significa che sottoterra chi devono ancora essere parecchi metri di nuraghe e che la torre nella sua interezza dev’essere mastodontica.

Già a Macomer, a Birori e nei paesi del Marghine avevo notato la concentrazione di nuraghi in questo territorio. E come con tanti altri amministratori anche oggi si discute di valorizzazione, di lavori per portare alla luce ulteriori resti e migliorare quelli esistenti, mancanza di fondi pubblici, blocchi delle sovrintendenze e altro.

Una cosa che ho notato è che in questa zona la maggior parte dei nuraghi sono in ottime condizioni, ma raramente sono gestiti o hanno un biglietto d’accesso. Penso alla Valle dei Nuraghi nella zona di Torralba, disseminata di nuraghi ma forse non concentrati come in questo territorio. Dunque tra un pensiero e l’altro mi balena quest’idea “L’Altopiano dei Nuraghi”, un bellissimo nome che identifica a pieno questa zona. Esprimo questo pensiero a Ignazio. Perché non coniare un marchio che possa attrarre turismo in queste zone come fanno altri territori?

Rientrando in paese Ignazio, dopo un po’ di silenzio, mi dice: “sto pensando a questa cosa dell’Altopiano dei Nuraghi, è proprio una bella idea”. Ajooooo!