260/377: Bultei
ISPIRAZIONE
Breve tragitto per arrivare all’ultimo paese del Goceano. A Bultei mi accolgono i ragazzi dell’Associazione Usulvisi, Anna Lisa, Pasquale, Marianna e Maria Piera, che mi faranno da ciceroni per l’intera giornata.
Come tutti i paesi del Goceano, anche il territorio di Bultei si divide tra una parte in pianura e una sulla catena montuosa. Iniziamo la visita “a valle”, l’alta valle del Tirso. Arriviamo fino al confine con Benetutti, e rivedo una parte di territorio già visitata, dove il Tirso serpeggia in mezzo ad un paesaggio che oggi è giallo, ma che vidi verdissimo in primavera.
Qui si trova la chiesa di San Saturnino, contesa tra due comuni, poiché in territorio di Bultei, ma appartenente alla curia di Benetutti. Arriviamo al bellissimo edificio di pietra vulcanica rossa. Alla base una serie di rovine indica l’antica presenza di un nuraghe. Qui sorgeva anche il villaggio di Usulvisi, ormai scomparso, i cui abitanti diedero origine a Bultei e Benetutti.
Attraversiamo la strada per visitare le terme romane proprio sul retro dell’albergo Terme San Saturnino e da qui poi arriviamo fino alle incredibili vasche termali libere nel mezzo della campagna. A nessuno di noi viene voglia di fare il bagno caldo in questa giornata torrida. In questo angolo di Sardegna infatti sono state rilevate le temperature più alte di sempre.
Guidiamo attraverso delle bellissime sugherete, passiamo il nuraghe Norchidda sulla 128bis (chiamata anche Centrale Sarda) e risaliamo in paese dove mi aspettano per pranzo Giovanni e Giulia, fratello e sorella di Marco, un amico che, non essendo in paese, ha mobilitato la famiglia per rendermi la giornata il più comoda possibile!
Nel pomeriggio invece ci dirigiamo nella parte a monte. È l’ultima visita ai monti del Goceano e mi voglio godere a pieno la vista spettacolare dall’alto. Qui si trova il punto della Sardegna più lontano dal mare, 52.8 chilometri. Visitiamo il nuraghe Tilariga, non lontano dalla chiesetta di Nostra Signora dell’Altura e poi ci dirigiamo verso la foresta di Sa Fraigada.
In mezzo al verde passiamo la fonte Su Labiolau e arriviamo ad una foresta di pini neri altissimi. Sembra di essere in Canada! Proseguiamo verso Su Tassu, parte di foresta con tassi secolari e arriviamo ad un altro nuraghe, Sa Conca, spettacolare perché costruito a ridosso di massi che ne formano parte della struttura.
Rientrati in paese facciamo un giro del centro storico. Le case sono molto antiche, alcune presentano le ‘altane’, terrazze colonnate tipiche di Ozieri che difatti si trova esattamente dall’altra parte dei monti. Passeggiando tra vicoletti e case abbandonate posso ammirare ancora una strada, in salita ripidissima, con il ciottolato orginale, “s’impedrau”. Arriviamo alla chiesa di Sant’Antonio, sobria e di colore rosa, e al vecchio lavatoio, che è stato restaurato con un gusto contemporaneo che a me non dispiace, ma che forse ha suscitato dei malcontenti nella popolazione più tradizionalista.
Prima di cena, a casa di Pasquale, mi godo la vista sulle case del paese addossate sul fianco della montagna, il colore dei lampioni e la piana di sotto, pensando che il mio passaggio nel silenzioso Goceano è terminato, e domani rientrerò dopo quasi un anno nel Nuorese.
PS La mattina dopo, prima di ripartire per Orotelli, mi raggiunge a Bultei Florin, un ragazzo rumeno che conobbi nel mio passaggio a Nule. Dopo mesi mi vuole rincontrare per salutarmi e offrirmi un caffè. Dunque ci vediamo nel bar del paese per due chiacchiere, ma al momento di pagare Giovanni, che ieri mi ha ospitato a pranzo e che lavora qui, non vuole nulla. È proprio vero che nei bar della Sardegna i forestieri non riescono mai a pagare!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Mentre ci godiamo un po’ di fresco nella foresta di Sa Fraigada, i ragazzi dell’Associazione Usulvisi mi raccontano del panico che creò qualche tempo fa in questi territori l’avvistamento di un animale alquanto atipico per queste aree: una pantera nera. L’avvistamento da parte di svariate persone, non solo cacciatori e allevatori, ma anche professionisti come avvocati e medici, mise in guardia la forestale che, nonostante le ricerche, non è mai riuscita a rintracciare l’agile felino. Lo scetticismo è svanito dopo che molti capi di bestiame vennero trovati morti con segni di attacco di un grosso felino.
I giornali si scatenarono per un po’. “La pantera di Bultei”…suona come il titolo di un film. Invece è stato usato come titolo di un libro dal nuorese Roberto Deriu. In un’Italia dominata da un esoterico totalitarismo chiamato ´Struttura Ufficiale´ si snodano le vicende del protagonista Alberto Campana, giovane musicista di origini marchigiane, il quale vive un’avventura in mezzo a giochi di potere e la scoperta di un libro dal quale potrebbe dipendere il destino del mondo, mentre la pantera nera, inizialmente creduto un essere mitologico, semina terrore e sgomento nei villaggi della Sardegna.