Illorai

254/377: Illorai

ISPIRAZIONE

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Vista del paese

Mi sveglio di buon’ora per affrontare la salita nelle ore fresche. Ma alle fine parto dopo le 8 e c’è già caldo.

Per fortuna il versante del monte è in ombra e lungo i 6 km di salita trovo ben quattro fontane. Mi fermo all’ultima, dopo un’ora di salita e 5 km percorsi. Mi riempio la borraccia e mi rifocillo con i dolcetti sardi di Bolotana. Una volta arrivato in cima, inizia una parte in piano. Sto rientrando in provincia di Sassari, nel Goceano. Siamo in alto, sui 900 metri sul livello del mare.

Vado veloce e supero il parco di Jscuvudè, dove vedo delle persone, alcuni ragazzi con zaini. Dall’altro lato un campo di calcio. Da qui ritorno verso il bordo delle montagne e mi si offre di nuovo la vista della piana di Ottana e dei monti del nuorese.

Ora è tutta discesa, e anche ripida, verso Illorai. Passo accanto a strapiombi rocciosi spaventosi e poi ecco che da una curva esce fuori il paese. Ci entro come un missile.

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Bosco di Jscuvudè

Arrivo in Comune dove incontro prima il tecnico Gianfranco che mi offre un caffè, poi l’assessore Gianluca e il Sindaco Sebastiano, meglio noto come Tittino. Insieme cercano di organizzarmi la giornata visto che in paese non ci sono più strutture ricettive. Ma in poco tempo è tutto fatto: dormirò nella palestra e pranzerò in un ristorante giù nella piana.

Intanto io e Gianluca prendiamo la macchina. Guidare in mezzo a queste stradine strette è un incubo e bisogna usare solo la prima per quanto ripide sono alcune di esse! Ma Gianluca sembra esserci abituato.

Usciamo dal paese e saliamo lungo una stretta vallata in una strada di montagna. Il bosco è fittissimo. Arriviamo fino al parco di Jscuvudè dove effettivamente sta iniziando un campo dei boy-scout. Gianluca mi fa vedere una serie di alberi secolari all’interno del parco.

Riscendiamo dalla stessa strada che ho percorso stamattina e ora noto quanto ci sia meno verde. Gianluca mi spiega che una serie di incendi aveva devastato questo versante.

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Chiese e nuraghe di Nostra Signora di Luche

Rientrati in paese vengo preso da Raimondo, il vice Sindaco, giovanissimo, che mi porta in macchina verso la piana, una discesa a tornanti micidiale. Prima di andare al ristorante Raimondo si ferma in località Luche, dove si trovano ben tre chiese dedicate alla Madonna di Luche (o della Neve), la cui festa era proprio ieri!

Una, la più piccola e bianca come la neve che rappresenta, è la più antica. Accanto quella nuova, e a poca distanza il santuario, al quale si accede attraverso un camminamento all’ombra delle piante. Qui accanto si trova anche un bel nuraghe.

Non mi sorprende. Una situazione ormai ‘standard’. Cristianesimo sopra paganesimo.

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Resti domus de janas presso Molia

Guidiamo poi vicino alla frazione di Molia e ci fermiamo proprio accanto alla provinciale 128bis, la stessa che percorsi per un tratto circa tre mesi fa per andare a Pattada, solo che mentre allora c’erano 5 gradi, oggi ce ne sono 40!

Proprio qui accanto si trovano delle belle domus de janas, emerse proprio durante gli scavi per la costruzione della strada. Fa troppo caldo per stare a curiosare, faccio due foto e Raimondo mi lascia al ristorante dove per fortuna mangio sotto l’aria condizionata.

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Case in centro storico

Trascorro il pomeriggio chiuso nella palestra a lavorare, troppo caldo per pensare di mettere il naso fuori. Si fanno le 18.30. Esco per il paese. Deserto.

Quando raggiungo la piazza principale mi accorgo che sta finendo la messa e che probabilmente tutto il paese è qui, nella moderna parrocchiale di San Gavino Martire.

Proseguo prima che tutti si riversino in strada e fotografo qualche murale, alcuni particolari perché accanto possiedono una piccola foto dalla quale è stato ripreso il murale, e poi scorci del paese, una vecchia fontana in granito in disuso, il panorama che si gode da una piazzetta sospesa, prima di rientrare in palestra.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

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Murale in centro storico

Mentre mi aggiro le stradine del paese incrocio un tipo, sulla sessantina, che mi biascica qualcosa…”Ga….di”.

Mi avvicino “Come?”.

E lui di nuovo “Ga….di”.

“Scusi non capisco il sardo”.

“Ma quale sardo!!! Ti sto dicendo che assomigli a Garibaldi!!”.

“Eh non apu cumprendiu!”.

“Eh allora lo vedi che lo capisci il sardo…anche se Campidanese!…ascu’ Garibaldi beni inoghe”.

“No guardi non posso fermarmi, arrivederci” e continuo a pedalare per le stradine sperando che il signore non mi insegua.

Faccio un bel giro, passa almeno mezz’ora. Sono sulla via del rientro in palestra. Passo accanto a quello che sembra un bar, senza insegna, giusto una porta trasparente, e dall’altra parte sento “Eccolo di nuovo!! C’è Garibaldi!!”. Terrore. L’uomo esce sparato.

“Garibaldi beni chi ti cumbidamos!”

“Non posso grazie.”

“Beni!!!”

“Non bevo grazie”

“Ti cumbidamos abba!!”

“No grazie devo scappare” (bugia colossale, nessuno mi aspetta alla palestra).

E mentre pedalo senza voltarmi continuo a sentire l’omino “ajo Garibaldi!…Garibaldi….ga….di….ga….di….”