253/377: Bolotana
ISPIRAZIONE
Arrivare al centro di Bolotana è stata una gran fatica. Da Lei decido di scendere verso la SS129 invece di tentare una strada interna che passa attraverso le colline terrazzate coltivate a ulivi.
Dal basso si vede il paese disteso sul fianco della montagna, e arrivarci è una graduale salita che aumenta di pendenza fino alla fine. Mi fermo a riprendere fiato all’ingresso del paese dove una signora da un balcone mi dice “vuole un po’ di frutta fresca? Un po’ di energia per la salita che la aspetta dopo quella curva”. Raggelo.
Riprendo la mia pedalata ed effettivamente la pendenza aumenta, talmente tanto che sto andando alla stessa velocità di un bambino che mi cammina accanto sul marciapiede. Scoprirò solo dopo che il dislivello dalla zona industriale fino alle case più alte del paese è di 300 metri!
Arrivo sudatissimo ad una piazza che viene usata dalle macchine come rotatoria per invertire il senso di marcia ed affrontare una curva strettissima con la strada che si inoltra tra le case del centro storico. Qui incontro Betti, che mi ospiterà e accompagnerà durante tutta la giornata.
Come prima cosa andiamo a salutare la sindaca Annalisa che mi accoglie nel suo ufficio per raccontarmi un po’ di fatti su questo importante paese, un tempo interessato dalle industrie di Ottana, ma oggi tornato a vocazione agro-pastorale.
Annalisa mi parla della produzione importante di olio (Bolotana è nel circuito Città dell’olio), di miele, di formaggi, i quali all’expo di Milano son stati premiati per la loro unicità. Il sapore dei formaggi della zona infatti è dovuto alla concentrazione di diverse specie vegetali nei pascoli. In un campione di 3×3 metri di terreno son state ritrovate 121 specie vegetali diverse, un numero altissimo rispetto alle medie nazionali.
La seconda parte della mattinata è dedicata a visitare le importanti chiese. Iniziamo dalla chiesa San Giovanni che ci viene aperta dalla signora Maria Giuseppa. Questa era una chiesetta padronale, in stile gotico-catalana del XV secolo. Mi colpiscono i simboli di animali scolpiti nella trachite rossa ai lati della porta.
Saliamo nella parte alta del paese a vedere la chiesa di San Francesco con accanto i ruderi di un convento, e poi ci dirigiamo verso il lato opposto del paese, alla chiesa di San Bachisio, dalla sobria facciata bianca con bellissime decorazioni in trachite rossa, incluso il rosone. Il piazzale si affaccia sulla piana di Ottana ed il panorama è formidabile.
Nel pomeriggio, dopo un bel pranzo in cui assaggio il pane del Panificio Orchidea offerto da Katia, e i buonissimi dolci offerti dalla pasticceria La Casa della Nonna delle due Rita, visitiamo tutto il territorio che si trova sotto Punta Palai, la cui vedetta ho visitato proprio ieri nella mia giornata a Lei. Passiamo il Parco Pabude, all’interno del quale si trovano i resti di un fortino punico, importantissimo perché baluardo più interno che si possa trovare di questa civiltà.
Arriviamo al bellissimo bosco di Ortachis, un’area verde piena di specie vegetali autoctone, in certe zone talmente selvaggia ed impenetrabile che venne usata anche come nascondiglio per un imprenditore sequestrato negli anni Ottanta del secolo scorso.
E arriviamo poi a Badde Salighes, la ‘valle dei salici’, un’incredibile oasi verde in cima alle montagne. Ci fermiamo per ammirare l’area dove sorge un’azienda agricola, e vicino alla quale si trovano importantissimi esemplari di alberi, come il tasso più vecchio d’Italia, che supera il millennio di età.
Non lontano si trova la bellissima Villa Piercy, un tempo residenza dell’inglese Benjamin Piercy, colui che fece realizzare la rete ferroviaria in Sardegna (purtroppo al prezzo di estesi disboscamenti per l’approvvigionamento di traversine). Visitiamo la villa sia al suo interno, con stanze arricchite di importanti quadri, che nei suoi bellissimi e curati giardini all’esterno, dove si trova un grande cedro del Libano piantato nel 1879.
Rientrati in paese, visitiamo il laboratorio tessile S’Iscaccu. Qui posso ammirare alcuni tipici prodotti, tessuti usando un verde talmente unico che viene chiamato “verde bolotanese”. Anche questo laboratorio ha prodotto uno dei lavori della mostra “Andando via. Omaggio a Grazia Deledda”. Da qui poi visitiamo Sa Domo ‘e Garrighera, una casa museo che ospita tantissimi oggetti della vita d’altri tempi.
E concludiamo la serata con degli importanti incontri. Al centro CEAS mi accolgono, Costantino, Peppe, Franco e Giampiero, membri del coro Cuncordu Bolothanesu Tottoi Zobbe. Come al solito in questo viaggio mi godo il loro canto cercando di assimilare il più possibile gli elementi musicali tipici, e notare le piccole differenze con i canti degli altri paesi.
Usciti da qui percorriamo le belle stradine del centro storico ormai illuminate dai lampioni e incontriamo Maria Giovanna Cherchi, “superstar” della canzone sarda, con la quale, di fronte alla parrocchiale di San Pietro e con le luci del paese di fronte, ci lanciamo in una versione voce-ukulele basso di No Potho Reposare.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Troppe cose di Bolotana che riguardano la cultura si potrebbero raccontare in questo breve spazio, i Quaderni Bolotanesi, i poeti estemporanei, i musicisti, cantanti lirici, i festival folk, metal, la tradizione di urlare storie tra coppie improbabili che si sentivano in tutto il paese (la ‘terracuza’). Questo è solo un invito ad approfondire.
Invece voglio qui riportare i racconti di Betti e del suo progetto Ecoturismosardegna.it. In questi territori la transumanza è sempre avvenuta stagionalmente con il bestiame che veniva portato dalla piana fino alla montagna e viceversa, attraversando lentamente le colline ed il centro abitato.
Questa attività, riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco, è un’attività sostenibile e un modo per entrare nel vivo di una cultura, nella storia di una famiglia e di un territorio. La transumanza è svolta da generazioni, e Betti col suo progetto, ha voluto valorizzarla mettendo in rete allevatori e pastori del territorio, e l’ha resa un’esperienza da vivere per tutti.
Dunque vengono organizzate delle giornate in cui si cammina a piedi, per circa 10 chilometri, a seguito della mandria di vacche, in un suggestivo percorso dalla montagna al paese, e si viene accolti all’arrivo da un pranzo con ottimi prodotti locali.
Voglio anche accennare ad un ciclo-viaggiatore sardo di Bolotona, Andrea, col quale ci siamo sentiti ma che in questo momento si trova dall’altra parte del globo, dunque non potremo incontrarci. Andrea viaggia il mondo in bicicletta ed ha un bel blog che vi invito a leggere, Andrea Got Lost, nel quale racconta le sue avventure.