250/377: Bortigali
ISPIRAZIONE
Sono ai piedi della catena del Marghine, il lungo e possente ‘margine’ basaltico che sovrasta la piana di Abbasanta. Su questa catena svettano alcuni picchi, come il Santu Padre, 1026 metri che sorveglia e protegge silenzioso l’abitato di Bortigali.
Evito di percorrere la temutissima ss 129 ed entro a Bortigali dall’altro ingresso, percorrendo la strada principale e rendendomi subito conto della bellezza ed eleganza di alcune palazzine. La mia mente cerca sempre di immaginare questi paesi in un tempo passato di ricchezza e splendore.
Oggi mi accoglie Giuseppe, al bar del figlio Filippo, membro dell’Associazione Nino Carrus del vicino paese Borore, che insieme al presidente Fausto, uno dei più ferventi sostenitori del rilancio dei piccoli paesi dell’interno della Sardegna, si prendono cura della mia ospitalità e della visita di questo comune.
Già dai primi passi all’interno di Bortigali mi rendo conto dell’unicità di questo borgo. Molte abitazioni hanno ancora dei balconcini in legno, caratteristica un tempo diffusissima anche se oggi ne rimangono pochi interi, e molti segni di balconi ormai dismessi.
Passiamo dalla zona chiamata Sa Cudina, dove le case sono in trachite e le strade scavate nella roccia nuda. Mi guardo intorno, potremmo benissimo essere alla fine dell’Ottocento.
Camminiamo ulteriormente, tornando sulla strada principale e superando il bellissimo edificio delle ex scuole elementari, ed arriviamo al Parco Passino. Qui si trova l’ingresso di un vecchio rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale.
Scendiamo dentro. L’umidità è alta e le pareti di roccia sono umide. Mi raccontano che questo luogo fu il nascondiglio del generale Antonio Basso, comandante del XIII corpo d’armata in Sardegna. Bortigali era difatti un luogo strategico, proprio sotto il margine basaltico, e per questo poco visibile nei raid aerei, e poco bombardabile.
Proseguiamo il giro, arrivando alla chiesa parrocchiale di Nostra Signora degli Angeli, in una suggestiva piazzetta. La facciata è tutta di trachite rosa e il bel portale in bronzo è di Pietro Longu, artista di Bortigali che ha opere disseminate in tutta la Sardegna, per esempio la sirena a Golfo Aranci.
Qui un gruppo di uomini sta risistemando la statua della santa nello spazio sopra l’altare. Oggi infatti è proprio il giorno di celebrazione della santa patrona, e la statua, portata in processione durante la mattinata dalle confraternite, viene riposta qui dove in serata verrà celebrata la messa.
All’interno della parrocchiale si trova il bellissimo Retablo di Bortigali, ancora di attribuzione incerta, forse del Maestro di Ozieri o della sua bottega, ma sicuramente risalente alla prima metà del XVI secolo.
Adiacente alla parrocchiale si trova la chiesa del Rosario, del Seicento, la cui facciata bianca è divisa da linee orizzontali e verticali di trachite rosa. All’interno si trovano delle antichissime acquasantiere in pietra del 1100.
Risaliamo delle scalette per arrivare alla chiesa di San Palmerio, la vecchia parrocchiale, molto semplice e suggestiva. All’interno ci sono ancora dei membri della confraternita delle Anime che ci offrono un buon bicchiere di vino.
Da qui camminiamo alla zona detta Sette Padeddasa, fatta di casette basse e molto antiche. Qui si dice che si installarono sette famiglie venute dal paese Berre, distrutto da un alluvione.
Dopo un buon pranzo in ristornate, in un pomeriggio rovente, Giuseppe mi porta a vedere la zona alta del paese. Ancora balconcini in legno, moltissime cornici di porte e finestre in stile aragonese, abitazioni abbandonate, all’interno delle quali si possono ancora vedere oggetti antichi abbandonati allo scorrere del tempo.
Poco sopra il paese si trova un grande argine anti-alluvione che raccoglie le acque per versarle nel Rio Manigos, che alimenta le fonti che danno acqua al paese. Giuseppe mi racconta che un tempo c’erano tre mulini, di cui solo uno è rimasto in piedi.
Prima che il sole cali prendiamo la macchina per salire alla vedetta della forestale sopra il monte Santu Padre. Passiamo il bivio che porta alla frazione di Mulargia, un tempo comune indipendente, e risaliamo una strada incrociando un pastore su un asino, che mentre parla al cellulare conduce il suo gregge di pecore.
Arriviamo alla vedetta. Da qui la vista è mozzafiato. Bortigali, minuscolo, sotto di noi, l’altopiano di Abbasanta, la valle del Tirso, fino alle pendici dei monti della Barbagia e Gennargentu. Qui vicino è stata allestita una rampa di lancio per i parapendio, la seconda che vedo nel mio viaggio dopo quella di Sedini.
Da qui ci spostiamo su un’altra altura, dove troneggia il nuraghe Orolo, altissimo e ben conservato, le cui pietre basaltiche sono coperte di muschio biancastro che il sole calante illumina di un colore unico.
In questo, come in altri nuraghi, si verifica il fenomeno per cui all’alba del solstizio d’inverno i raggi del sole entrano dal finestrino di scarico dell’architrave della porta d’ingresso, percorrono la sala principale e arrivano al centro o in una nicchia. Anche da qui su la vista è incredibile e ci godiamo la brezza leggera al tramonto.
Concludiamo la serata con Giuseppe e Fausto in pizzeria, non lontano dalla chiesetta di Sant’Antonio scavata nella roccia, e dalla vecchia stazione della linea ferroviaria Nuoro-Macomer, ormai chiusa. Qui mi presentano Luca Mulas, un abilissimo artista del ferro di Bortigali, i cui lavori ho visto qua e la durante questa lunghissima giornata, non ricordo più dove!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Giuseppe mi racconta che nel 1972 fondò Radio Bortigali, che trasmise fino al 1982 e che poteva essere ascoltata in 108 paesi della Sardegna! Ma questa non fu l’unica stazione radio a trasmettere da questo pease del Marghine.
Nel rifugio antiaereo visitato stamattina infatti nacque nel 1943 Radio Sardegna, sulla frequenza 550 mhz. La storia della sua nascita è affascinante, legata alle vicende di guerra e al fatto che gli alleati volevano far credere che l’invasione dell’Italia sarebbe avvenuta dalla Sardegna.
Italiani e Tedeschi decisero dunque di rafforzare le difese, trasferendo la loro più potente radiomobile da Roma prima a Lei, e successivamente a Bortigali. Le prime trasmissioni iniziavano con le prime note dell’inno “Cunservet Deus su Re” e poi con l’annuncio “Qui Radio Sardegna, libera voce d’Italia fedele al suo Re”.
Ma il fatto più importante per cui viene ricordata Radio Sardegna, che venne trasferita a Cagliari nel 1944, è che fu la prima emittente al mondo ad annunciare la fine della Seconda Guerra Mondiale con le parole ”La guerra è finita… la guerra è finita! A voi che ci ascoltate, la guerra è finita!”.
E per immergersi in quegli anni di guerra, Giuseppe mi consiglia la lettura del libro La grande estate di Tonì, di Tonino Putzolu, ambientato a Bortigali, che narra le vicende di un bambino che “trova nell’ambito di un accampamento tedesco lo spazio ideale per alimentare il suo mondo fantastico, ignaro com’è della natura potenzialmente violenta dell’apparato militare in cui si muove”.