239/377: Tresnuraghes
ISPIRAZIONE
Dei tre nuraghi da cui prende il nome non rimane traccia, ma Tresnuraghes, al confine tra Planargia e Montiferru, conserva tracce archeologiche importanti, molti nuraghi, tombe dei giganti, il betile di Pischinainos, il Dolmen di su Jù Malmuràdu vicino al santuario di San Marco.
Tutte cose che non vedrò, perché con questo caldo, ed essendo solo, ne voglio approfittare per godermi una parte della lunga costa di questo comune, prima di rientrare a dormire a Bosa. E dunque la visita in paese è veloce.
La strada principale presenta molte palazzine con elementi in trachite rossa, un elemento litico che sta ricomparendo in maniera più evidente rispetto ai paesi dei giorni scorsi. Entro nelle stradine ed arrivo alla chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, che presenta una bella facciata bianca in stile neoclassico con i soliti elementi litici in trachite.
Nel piazzale si svolge un mercatino, ne approfitto per comprare un po’ di frutta fresca e dissetarmi. Continuo il giro ed arrivo al museo Casa Deriu, oggi chiuso. Qui si trova una mostra sulla storia del giornalismo e della stampa sarda. La casa conserva arredi originali e una collezione di circa mille volumi del XVII e XVIII secolo.
Arrivo fino alla chiesetta bizantina di Sant’Antonio da Padova, che vedo da oltre un cancello chiuso, e poi decido di mettermi in marcia sulla strada che porta verso la costa. Mi fermo all’uscita del paese, all’ombra di un abbeveratoio, a riflettere su dove andare, da qui posso ammirare una buona parte di costa.
Il problema è che la costa di Tresnuraghes è molto estesa. Arrivare alla costa di Foghe, la foce del Rio Mannu, significherebbe una decina di chilometri con centinaia di metri di dislivello, che poi dovrei ripercorrere in salita. Rimando. E per lo stesso motivo decido di non visitare la spiaggia di Columbargia. Peccato perché non solo mi perdo due località bellissime ma anche la vista delle torri costiere spagnole. Ma ne ho già viste così tante!
Scelgo la soluzione più facile. Percorro come un missile i pochi chilometri in discesa che mi portano a Porto Alabe, la marina di Tresnuraghes. Come dei tre nuraghi, non c’è ombra neppure di gabbiani, da cui questo luogo prende il nome, dal catalano. In compenso un po’ di persone sparse sulla bellissima spiaggia. Il mare è calmissimo, arrivo con la bici quasi al bagnasciuga, tra la curiosità delle persone, ed entro in acqua, godendomi questi ultimi attimi (almeno per me) di vera estate!
FRAMMENTI SONORI
Tre note alla volta, con tre bassi diversi, come i “tres nuraghes”.
BREVI NOVELLE SARDE
Matteo Cossu, originario di Tresnuraghes, dopo essersi laureato a Sassari, con un’esperienza Erasmus in Finlandia, ed essersi perfezionato a Parigi, si trova ora a lavorare presso l’Università dell”Illinois come ricercatore. La sua specialità sono gli Archaea, organismi monocellulari che si sviluppano in condizioni estreme, e per questo la sua ricerca è tenuta in alta considerazione anche dalla Nasa, con la quale la sua università collabora.
Da qualche tempo ormai il tema dei “cervelli in fuga” è uno di quegli argomenti molto dibattuti e a volte spinosi con cui i sardi, popolo ed istituzioni, si confrontano. E negli ultimi anni sono sorti vari programmi per cercare di riconnettere questi “cervelli” con la terra madre. Uno di questi è Talent in Sardinia/Brains to Sardinia, creato dal Crei Acli Sardegna.
Vari progetti presentati da giovani emigrati, o figli di emigrati, verranno selezionati per attivare sul territorio sardo una serie di processi di promozione culturale, turistica, enogastronomica, sociale, imprenditoriale, in modo da promuovere lo sviluppo dell’economia regionale. Un bel modo di importare idee e progetti innovativi per la Sardegna e di creare reti internazionali.
Spesso in questo viaggio trovo persone che guardano con sospetto agli emigrati, specialmente quelli di successo, quasi fossero dei traditori della “patria”, non solo quando non “riportano” qualcosa in Sardegna, ma anche quando lo fanno continuando a vivere fuori dalla Sardegna.
Io penso che chi emigra lo fa molte volte per necessità, ma altrettante volte per inseguire un sogno difficilmente realizzabile in Sardegna. Oppure realizzabile con tempistiche e modalità che non si vogliono accettare. Non tutti ci sentiamo (parlo al plurale perché anch’io faccio parte della schiera di emigrati) portati per combattere e dedicare le nostre energie ed il nostro tempo a cambiare le cose.
Ritornare per riportare conoscenze e competenze può e dovrebbe esser fatto, ma non a discapito della propria realizzazione umana prima che professionale. Persone in gamba e competenti ce ne sono già molte in Sardegna, e ne ho incontrate spesso in questo viaggio. Molte volte rimangono relegate da poteri più forti, dall’arroganza di persone incompetenti, e forse sono proprio quelli che ad un certo punto si sentono costretti a trovare altrove la propria strada.