223/377: Ittiri
ISPIRAZIONE
Percorro la strada lungo la vallata del Rio Mannu e poi la salita che mi porta sull’altopiano vulcanico dove si trova Ittiri. Mi fermo al Comune, sulla strada principale, dove incontro l’assessore Peppino che mi porta nella casa dove starò stanotte, nella parte alta di questo paese ricco di sali e scendi!
La mia guida è Severino, il capo dei vigili urbani, che mi porta in macchina a visitare il territorio. Poco fuori dal paese si trova la necropoli a domus de janas di Musellos, una delle tantissime che ci sono in questo territorio, che per la sua natura vulcanica doveva essere ideale per gli scavatori di rocce! La vediamo da lontano e anche da qui posso notare le file di scalinate che stanno ai lati delle entrate delle tombe! Percorriamo poca strada e arriviamo ad un altro sito, Coronas Buttiosas, dove le rocce rosse sono scavate con delle cavità simili a caverne preistoriche.
Percorriamo questo territorio, ricco di sughere. Severino mi racconta che un tempo qui era tutto coltivato e pieno di casolari di agricoltori. Arriviamo ad uno di questi, tutto in pietra, con un tetto perfetto a semicerchio e un serbatoio d’acqua in pietra all’interno, “su lacu”. Anche gli ulivi sono abbondanti in queste campagne, ed infatti Ittiri fa parte del circuito Città dell’olio.
Proseguiamo nella strada che porta verso Romana, dove sarò nei prossimi giorni, ed il paesaggio diventa decisamente più arido. Siamo vicini al Monte Toru, un altopiano vulcanico il cui costone caratterizza quest’area, che sembra un po’ “far west” americano. Percorriamo il canyon entro il quale si snoda la strada e poi invertiamo la rotta, godendoci questa incredibile visuale, che l’aria rovente rende ancora più affascinante.
Procediamo ora verso due importanti chiese. Prima tappa è ai resti dell’abbazia di Nostra Signora di Paulis. Rimane parte della struttura, bellissima, dove entro a fatica per l’alta vegetazione, ammirando le arcate in pietra vulcanica rossa sovrastate da un bel calcare bianco. Siamo in territorio di Ittiri, al confine con Uri, dove esiste una chiesa dallo stesso nome e dove viene custodita la statua della Madonna, che viene portata qui solo durante la festa.
Salendo poi verso l’altopiano di Sas Seas arriviamo alla chiesa di Nostra Signora di Coros (il nome di quest’area della Sardegna), tutta in calcare bianco e con annesso il vecchio monastero. Purtroppo il cancello esterno è chiuso e non riusciamo a vederla da vicino, ma non lontano da qui ci fermiamo in un punto panoramico. La vista si estende fino a lago Cuga, al territorio di Sassari, con la collinetta di Osilo visibile, e persino Capo Caccia si riconosce nella distanza.
Anche i nuraghi sono tantissimi, il nuraghe Majore su tutti. Sulla via del rientro in paese ci fermiamo ed entriamo in un terreno per ammirare i resti di uno di questi. Il sogno di Severino è quello di acquisire questo terreno e renderlo fruibile, magari con un punto di ristoro. Idee bellissime spesso non realizzabili per mancanza di aiuti pubblici.
Rientrati in paese saluto Severino e faccio un giro a piedi per ammirare il centro di questa vera e propria cittadina. Prima il bel palazzo che ospita l’ospedale civile. Discendo il bel viale alberato e costeggio il palazzo baronale Sussarellu. Tutto il centro è ricco di case in pietra rossa vulcanica, di bei portoni in legno e di palazzine nobiliare in stile liberty.
Passo la chiesa parrocchiale di san Pietro in Vincoli con una bella facciata neoclassica a pietre rosse e un alto campanile in calcare bianco, e arrivo all’estremità del paese, avendo incrociato diverse statue in trachite rossa. Qui infatti si svolge la biennale della trachite, un concorso scultoreo i cui elaborati vengono esposti nel centro cittadino.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Nel mio passaggio nello “zoccolo duro” delle launeddas, ovvero il Sarrabus, avevo sentito parlare e visto immagini di un bronzetto molto particolare, rinvenuto proprio in territorio di Ittiri. Prima nel laboratorio di Pitano a Maracalagonis, poi a Villaputzu con Andrea, Giancarlo e Salvatore. Questo bronzetto sembra un vero motivo d’orgoglio e di vanto per i launeddisti!
In una delle località archeologiche nei pressi di Ittiri venne ritrovato dal famoso archeologo Antonio Taramelli un bronzetto noto come “l’aulete di Ittiri”, rappresentante un suonatore di un flauto a tre canne, molto probabilmente delle launeddas. La figura maschile, che sembra parzialmente seduta, è caratterizzata da un fallo in erezione di notevoli dimensioni.
Il fatto che indossi un cappello a forma di papalina passa quasi inosservato, così come i seni sporgenti, che lo assomigliano ad un ermafrodita. Peccato non poter vedere dal vivo questa statuetta, che attualmente si trova presso il Museo Archeologico di Cagliari. La sua energia vitale comunque si diffonde ai quattro angoli della nostra isola, certamente all’angolo sud-orientale!