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217/377: Borutta

ISPIRAZIONE

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La giornata di oggi è stata un po’ come entrare in un mondo magico e segreto…quello dei monaci benedettini del monastero di San Pietro di Sorres, adiacente all’omonima chiesa, che entra a far parte (almeno per me) della top 5 delle chiese sarde per bellezza!

Arrivo in questo piccolo paese dove mi accoglie il vice sindaco Renzo. Dopo avermi portato all’alloggio comunale Santa Rughe (proprio accanto all’omonimo Oratorio di Santa Croce) ci mettiamo in macchina per raggiungere San Pietro di Sorres, poco fuori dal paese in un altopiano calcareo, dove, come mi dice Renzo, si ritrovano ancora vecchie fornaci per la produzione di calce. Sotto i calcari, nella Valle di Sa Rena, sono presenti sabbie che venivano estratte, e pare che il nome Sorres derivi proprio dal bizantino che indicava questo tipo di zona. Inoltre si trovano anche diverse domus de janas.

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Arrivati nel soleggiatissimo piazzale mi stupisce la facciata bicolore della chiesa, in tipico stile della zona, bianco dei calcari miocenici e nero della roccia vulcanica in tanti piccoli dettagli. Non vedo l’ora di entrarci, ma prima facciamo visita al Museo adiacente, dove si trovano svariati reperti archeologici, non solo provenienti dalla zona ma anche dallo stesso monastero, più svariati scheletri umani ritrovati in tombe in loco, e antiche statue religiose. Ci sono inoltre esposte diverse foto che ritraggono la famosa ricostruzione medioevale della battaglia tra Doria e Aragonesi, la Bastida di Sorres che si svolge ogni agosto in questo altopiano, con circa 150 comparse.

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Ci spostiamo nel monastero dei monaci benedettini, dove padre Gianni, dal forte accento toscano, ci fa visitare i diversi ambienti, la bellissima aula capitolare, anch’essa bicolore ed ospitante una collezione di quadri di Aligi Sassu. Qui è dove venivano prese importanti decisioni, e dove venne redatto l’importante Codice di Sorres, una serie di documenti relativi a quella che era un’importante diocesi e sede vescovile. Usciamo nell’affascinante chiostro, bellissimo anche perché ‘vivo, con molto verde e un pozzo centrale. Poi visitiamo la parte medioevale del monastero e la sua biblioteca, che contiene circa 70.000 volumi, alcuni rarissimi e una piccola parte tenuti in una cassaforte! Qui posso ammirare degli originali di canto gregoriano manoscritto del XII secolo. All’uscita della biblioteca dei pannelli illustrano le varie fasi di restauro di questi antichi volumi. È qui infatti che Don Gregorio, 92 anni, è uno dei pochi esperti restauratori viventi di questi volumi.

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Renzo mi lascia e verrà a prendermi nel pomeriggio. Prima di pranzo visito l’interno della chiesa, maestoso, bicolore, una chiesa zebrata, e qui assisto alla preghiera cantante dei monaci. Pare che proprio qui sotto esista un tunnel che connette a Sa Rocca Ulari, una grotta nel costone calcareo che si affaccia verso il paese. Finalmente pranzo in refettorio, insieme ai monaci e a degli ospiti del monastero. Qui infatti delle stanze vengono allestite per ospiti, che possono prenotare dei soggiorni ‘monastici’.

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Alla sera, dopo che son rientrato in paese, riesco a fare un giro per ammirare alcuni bei murales, tra le stradine strette del centro storico attorno alla via principale, dove molte case mostrano ancora dei bei dettagli in pietra. Arrivo alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, e poi ad una bella fontana (rigorosamente bicolore). Stasera, proprio di fronte al Comune, è stata organizzata una serata dal comitato San Pietro di Sorres. Sul palco si esibisce un duo musicale, e come ieri, anche qui mi invitano a dire due cose e suonare un brano. E poi la grande mangiata, dove ci raggiunge anche il sindaco Silvano e ritrovo in veste di arrostitori di carne buonissima Tiziana e Davide di Bonnanaro!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Sebbene sia tentato di parlare del libro “Il filo infinito” di Paolo Rumiz, che racconta il suo viaggio attraverso i monasteri benedettini d’Europa, alla scoperta delle radici della civiltà europea e di quale ruolo abbia avuto in ciò la Regola Benedettina, mi sembra più importante parlare di una figura femminile che ha lasciato un segno in questo piccolo paese del Meilogu: Ninetta Bartoli, classe 1896, prima donna sindaco d’Italia.

Ninetta proveniva da una famiglia nobile ed  ebbe l’opportunità di studiare a Sassari. Ninetta “odia la disuguaglianza tra donna e uomo, non è particolarmente attratta da quelli che sono considerati compiti femminili e non accetta di essere sottoposta a nessuno. Non vuole nemmeno sposarsi. Nel suo petto arde un fuoco, un fuoco che brilla di forza e coraggio, di indipendenza e di voglia di cambiare. Il mondo. Le convinzioni. Il futuro delle donne” (Federica Cabras, per Vistanet.it)

Nel 1946 Ninetta si candida a Sindaco e ottiene il 90% dei voti. Una donna forte, rispettata e persino temuta, per i dieci anni di carica cambierà del sorti di questo paese, rendendolo un luogo più moderno e aperto. Fa costruire le case popolari, le scuole elementari e l’asilo, il cimitero, una cooperativa per la raccolta del latte e la produzione dei formaggi, una casa di riposo e molto altro. Tra le altre cose fa anche ristrutturare il complesso monastico di San Pietro di Sorres e qui farà arrivare una comunità di monaci benedettini.

Ninetta morirà a Borutta nel 1978, ma ancora in suo onore non esiste nessuna strada, solo un premio per ricordare la sua azione politica e determinazione.