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200/377: Stintino

ISPIRAZIONE

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Mi sento in colpa per aver passato mezza giornata all’isola dell’Asinara, parte del comune di Porto Torres, e di dedicare solo mezza giornata a Stintino. Ma dopotutto Stintino venne fondata come borgo di pescatori da una parte di abitanti dell’isola (45 famiglie) che la abbandonarono nel 1885, mentre altri scelsero Sassari e Porto Torres, contrari al passaggio di possesso allo stato italiano dopo secoli di feudalesimo.

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Nella giornata numero 200 del viaggio (la 100 era Burcei) sbarco nel porticciolo turistico, dove sono ancora ormeggiate barche di pescatori oltre alle più moderne imbarcazioni. Mi metto in bici sulla strada costiera per arrivare ad uno dei posti più iconici del turismo estivo sardo: la spiaggia della Pelosa. Purtroppo sono carico e non mi è possibile arrivare giù fino alla famosa spiaggia a forma di cuneo, ma mi fermo sulle rocce ad ammirare lo scenario di fronte, l’Isola Piana, con la sua torre spagnola, che un tempo era meta di transumanza, col bestiame trasportato su imbarcazioni, e in lontananza l’Asinara, che ormai sembra una terra lontana, antica proprietà del popolo di Stintino.

Rimango un po’ a godermi questo scenario paradisiaco, prima di avviarmi verso Capo Falcone, percorrendo una delle salite più ripide di questo viaggio. Sotto la strada la spiaggetta della Torre, così chiamata per la presenza di un’altra torre, della Pelosa, su un piccolo promontorio. Da qui in alto la vista è ancora più impressionante.

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Rientro verso il paese dove rimango in attesa che mi contatti Giuliana, una guida turistica dell’isola dell’Asinara che dovrebbe aiutarmi a trovare alloggio per la notte. Passo il piccolo porticciolo che si insinua sottile nel paese, e arrivo al centro, ben curato, dove qua e là si ammirano sui muri delle case fotografie parte di una mostra itinerante che ritrae le comunità dei pescatori dalle origini a tempi più recenti.

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Mi reco poi al museo MUT, il Museo della Tonnara, dove ripercorro tramite pannelli, fotografie, video e oggetti la storia di una delle attività principali delle comunità dei pescatori di queste zone. Il museo è diviso in sei camere, proprio come nella vera tonnara, e quando si arriva alla “camera della morte” le immagini sono impressionanti. Al museo si trovano anche opere di artisti che hanno ritratto scene della tonnara delle Saline, a sud del paese vicino allo stagno di Casaraccio e alla spiaggia delle Saline (ci passerò accanto domani).

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Finalemente incontro Giuliana, di ritorno da un’escursione con un gruppo di turisti, che ci porta tutti al b&b Mr Carubo di Claudio, sulla strada per la Pelosa. Sarò ospite qui. Dopo essermi sistemato, accetto l’invito per andare a cena col gruppo di turisti: Paolo di Forlì, Davide di Roma, Valentina di Riva del Garda, Francesca e Maria di Schio, Barbara di Milano, Francesca di Castellanza. Passiamo una bella serata e alla fine non mi permettono di mettere la mia quota per la cena…allora non sono solo i sardi ad essere ospitali!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Le tonnare in Sardegna hanno una storia che si perde nella notte dei tempi. Leggenda vuole che due pescatori, Pietro e Antioco, insegnarono alla popolazione la pesca del tonno, attività svolta da diverse popolazioni nel Mediterraneo, dai Fenici, ai Greci e Romani, e soprattutto agli Arabi, dalla cui lingua deriva il nome del capo dei tonnarotti, il rais, ancora oggi utilizzato.

In Sardegna, nel corso dei secoli, le tonnare sono state moltissime, soprattutto concentrate sulla costa nord e quella occidentale dove avveniva il passaggio dei tonni. Alla fine dell’Ottocento si contavano più di 20 tonnare che fornivano i 4/5 della produzione italiana di tonno. L’unica Tonnara rimasta attiva oggi è quella dell’Isola di San Pietro. Tra le importanti tonnare esistite si possono ricordare quelle di Portoscuso, i cui resti ho visitato durante la mia giornata nel paese, di Porto Paglia (vicino a Portoscuso), di Perdas Nieddas (Calasetta), di Flumentorgiu (a sud di Capo Frasca), delle Saline a Stintino, di Trabuccato (nell’isola dell’Asinara), di Cala Agostina, Predas de Fogu e Vignola (tra Sorso, Castelsardo e le Bocche di Bonifacio).

La tonnara delle Saline di Stintino chiuse negli anni Settanta, ma nel 1997 venne rimessa in mare da una ciurma comandata dall’ultimo rais Agostino Diana, per cercare di riavviare l’attività e incoraggiare il tramandarsi del sapere legato alla pesca dei tonni. Da questa iniziativa è scaturito un’importante studio scientifico con la partecipazione di svariate università e ricercatori: nel 1998 è cominciata una campagna di marcatura dei tonni con la tecnica “pop-off satellite tags”. La prima marca liberata, dopo circa 14 giorni, ha trasmesso al satellite la propria localizzazione nel Mar Tirreno, ad est della Sardegna e Corsica. Questo significa che il tonno ha percorso una distanza pari a circa 100 miglia, passando nello Stretto di Bonifacio. La seconda marca ha iniziato a trasmettere dopo 25 giorni, dai pressi delle coste tunisine.