
199/377: Porto Torres
ISPIRAZIONE
Viaggio lungo la costa settentrionale, lungo le spiagge, Marina di Sorso, poi Platamona, e infine percorro un po’ di salita che mi porta ad un tratto di costa alta. Passo una chiesetta che poi scoprirò essere quella di Balai Lontano (c’è anche Balai Vicino, poco fuori il centro abitato) e fiancheggio strapiombi di calcari a picco sul mare, finché arrivo ad un bel punto panoramico da cui ammiro le spiagge sottostanti.
Arrivo al Residence Il Melo di Laura e Nicola che mi ospiteranno per la giornata. Anche loro fanno parte della rete ‘ciclistica’ che mi sta supportando in quest’impresa, amici di Sandro di Dolcevita Bike Tours che mi ha fornito la bicicletta, di Simone di Mediterras, e di Enrico a Luogosanto. Mi sistemo e faccio un po’ di lavoro e mangio con Laura, che mi prepara un fantastico pranzetto vegetariano (finalmente!!).
Nel pomeriggio prendo la bici e vado all’esplorazione della Turris Libisonis, il nome romano della città. Porto Torres, come Olbia, è una di quelle grandi cittadine dove son stato solo per prendere la nave, senza aver avuto la possibilità di scoprire la loro storia. Anche questa era un’importantissima città romana, seconda solo a Cagliari, alla foce del Rio Mannu (un ennesimo ‘fiume grande’!). Purtroppo la città attuale è costruita sopra l’antica (proprio come a Olbia) e rimane poco di visibile, i suoi resti si possono ammirare qua e là tra le costruzioni moderne.
Incontro Gabriella, la guida che mi fa visitare la basilica romanica di San Gavino, proprio in centro. La struttura è grande, la chiesa romanica più grande e antica della Sardegna, e particolare per la mancanza di accessi nei lati corti che invece presentano due absidi, e gli ingressi solo laterali, con due bellissimi portali. Qui, nella bellissima cripta sotterranea (preceduta da un’anticripta), si trovano le reliquie dei vari martiri turritani, Gavino, Proto e Gianuario. In una zona poco distante dalla basilica accediamo ad una vecchia zona cimiteriale, quella delle sepolture paleocristiane, piena di lapidi con iscrizioni romane e qualche resto di mosaico.
Nel largo piazzale della chiesa mi raggiunge Francesca, guida turistica dell’Archeoturris, che gentilmente si è resa disponibile per accompagnarmi a vedere uno dei siti archeologici fuori città, chiamato Crucifissu Mannu. Qui si trovano una serie di domus de janas, 22, alcune delle quali grandissime e ben conservate, con ancora visibili elementi decorativi quali colonne e protomi taurine incise nella roccia. La particolarità di questo sito, molto vasto, è anche la presenza di una serie di solchi lunghissimi e profondi, più o meno paralleli, che corrono lungo la superficie dei calcari, per ora ancora inspiegabili, c’è chi pensa ai segni delle ruote dei carri, anche se il parallelismo non è mai perfetto e alcune di queste linee convergono. Pane per i denti degli studiosi!
Rientrati in città, Francesca mi porta a vedere delle tombe romane vicino al porto, per l’esattezza nel cortile di un palazzo, a cui si accede da un’area per fortuna chiusa a chiave. Anche qui si trovano lapidi e incisioni varie, proprio sotto l’attuale città. Pare che ci siano resti romani anche dentro un bar della zona. Francesca mi lascia e io ne approfitto per fare un ultimo giro in bici, costeggiando la torre aragonese che fronteggia il porto (nel quale è ormeggiata l’enorme nave che porta la sigla di Vasco, in tour questi giorni in Sardegna), e poi mi dirigo alle spiagge. Passo lo Scoglio Lungo e arrivo alla spiaggia delle Acque Dolci, dove finalmente per la prima volta nel progetto riesco a farmi un bel bagno! Rientro facendo il giro dal promontorio che si affaccia sulla bellissima spiaggia di Balai, con la chiesetta di Balai Vicino che la vigila dall’alto e ritorno al Residence dove vado a letto presto in preparazione della lunga giornata di domani.
Per la prima volta un articolo copre più di una giornata. Infatti dopo la giornata di ieri a Porto Torres oggi prendo il traghetto per l’isola dell’Asinara, sempre parte del comune di Porto Torres. Sbarco dopo più di un’ora di traversata a Cala Reale, nella parte nord dell’isola, insieme a un gruppo di turisti e qualche macchina di guide turistiche. Oggi ho le ore contate. Il traghetto per Stintino, comune numero 200 del viaggio, è stato anticipato alle 3 per l’alzarsi del vento che potrebbe creare problemi di mare mosso, e lo devo prendere nella punta sud dell’isola. Dunque mi metto subito in moto per raggiungere Cala d’Oliva, ancora più a nord, dove vive lo scultore Enrico Mereu, unico residente nell’isola. Dopo 9 chilometri di costa formidabile, con sali e scendi bestiali ma attenuati dalla vista, arrivo alla baia dove si affaccia il piccolo borgo di case tutte bianche, ex alloggi per coloro che lavoravano nel carcere di massima sicurezza, ormai chiuso.
Vicino al pontile vedo dei ragazzi che si preparano per un’immersione, chiedo dove sia la casa dello scultore “proprio lassù”. Arrivo ad una fila di case, in una c’è un insegna “scultore” e dei legni scolpiti proprio di fronte. Busso. Nessuna risposta. Nella casa accanto sento voci. Chiamo e mi risponde una signora. È la moglie di Enrico che mi fa entrare a casa loro. Enrico è lì e mi accoglie senza sapere chi io sia. Gli spiego che ho tentato di contattarlo più volte, anche per messaggi, e lui mi chiede scusa per non essere troppo tecnologico col suo cellulare. Si ricorda che un amico in comune gli aveva parlato di me. Facciamo una chiacchierata sul mio progetto, di fronte ad una birra e pane salsiccia e formaggio che Enrico ha prontamente tirato fuori. Dalla porta del retro spunta la testona di un asino, e il nipotino di Enrico, un bambino dai capelli biondi lunghissimi, gli da qualcosa da mangiare, mentre Enrico lo scaccia fuori nella strada. Enrico, ex guardia carceraria, è un artista del legno. Prendiamo la macchina e andiamo ad ammirare alcune delle sue opere, bellissime, in esposizione all’ex carcere, una struttura nella parte alta del nord dell’isola. Qui si trova anche il museo della memoria, dedicato a preservare oggetti e memorie del carcere. Enrico mi racconta che qui conobbe personaggi da Giovanni Falcone, a Toto Riina, qui detenuto in una cella-bunker.
Dopo aver visto la zona cimiteriale dei detenuti, rientriamo verso l’abitato dove saluto Enrico per mettermi in viaggio nella parte sud dell’isola, una distanza di circa 30 chilometri. Sono abbastanza di fretta per arrivare entro le 3 all’imbarco di Fornelli, dunque pedalo veloce. Nonostante tutto mi godo il paesaggio, in questa bellissima giornata, incrociando moltissimi asinelli lungo la strada, molti albini, mezzo addormentati dal caldo, che neanche si spostano al mio passaggio. Arrivo ad un punto dove decido di fermarmi per fare un bagno. L’isola dell’Asinara è un Parco Nazionale e la maggior parte delle zone sono interdette al bagno, ma riesco a trovare un punto meraviglioso dove poter sguazzare!
Arrivo a Fornelli giusto in tempo per fare un altro bagno, questa volta in zona dove è ammessa la balneazione, e mi imbarco nel piccolo traghetto che mi porta a Stintino, vera protagonista di questa giornata (vedi articolo di domani!).
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Uno dei più celebri personaggi sardi nati a Porto Torres era il cantante dei Tazenda Andrea Parodi. Di Andrea c’è poco da raccontare, basta solo ascoltare la sua voce unica e splendida nelle sue registrazioni, dai Tazenda al suo repertorio da solista.
Ho svariati ricordi di Andrea. Ero giovanissimo quando i Tazenda sfondarono alla trasmissione di Pippo Baudo. E in quell’anno ricordo di averli visti in concerto al Bastione di San Remy a Cagliari. Parecchi anni dopo Andrea iniziò una solida collaborazione artistica oltre che una vera e propria amicizia col chitarrista Gianluca Corona. E proprio a casa di Gianluca, col quale avevamo dei progetti insieme, conobbi Andrea, che ascoltò con interesse quello che stavamo suonando, probabilmente jazz. In quegli anni poi suonai per un po’ col gruppo Tanca Ruja, ed in occasione di un concerto in qualche paese dell’oristanese, si unirono a noi Andrea e Gianluca.
L’ultima volta che vidi Andrea fu alla fine del suo ultimo e toccante concerto all’anfiteatro di Cagliari. Andai dietro il palco a salutare i musicisti, quasi tutti amici, e Andrea era lì, sdraiato in un lettino con la flebo nel braccio. Come avesse fatto a reggere quel concerto ancora non me lo so spiegare, o forse si, l’amore per quello che faceva e per il suo pubblico. Pochi mesi dopo Andrea ci lasciò, ma la sua voce per fortuna non ci lascerà mai.