184/377: Castelsardo
ISPIRAZIONE
Oggi c’è molto vento e devo fare un bel po’ di salita. Passo la frazione di Valledoria La Muddizza, con la particolare chiesa di Nostra Signora di Fatima visibile sulla strada, e mi avvio verso le alture che circondano Castelsardo. Ci sono ancora molte nuvole ma sembra che pian piano verranno spazzate via. Arrivo ad un bivio, a sinistra vedo in lontananza la famosa roccia dell’elefante, me ne accorgo da una corriera ferma vicino e un gruppo di turisti. Proseguo e finalmente dopo una curva mi si apre la fantastica vista del mare e di Castelsardo, tutta colorata, arroccata in alto sul promontorio.
Gli unici contatti che ho qui sono delle guide turistiche, che a loro volta mi mettono in contatto con un b&b per l’alloggio, proprio di fronte alla piazza principale affacciata sul golfo e le spiagge. Lascio i bagagli e a piedi mi avvio, attraverso una ripida gradinata, verso il centro storico, nella parte alta. Qui poco dopo arriva un pullman di turisti insieme a Maria, la guida che mi ha contattato. Sono un gruppo di siciliani ai quali posso aggregarmi per la visita guidata del centro.
Iniziamo dall’ingresso al Castello dei Doria, famiglia di cui ho già parlato nei precedenti articoli che dominava questi territori in periodo medioevale. A quei tempi Castelsardo si chiamava Castelgenovese proprio in ragione di questa dominazione. Le mura del castello cingono tutto il centro storico e viste dal basso a tratti mi ricordano il castello di Edimburgo. Dalla base delle mura ci si affaccia sul paese nuovo, fatto di case colorate, e sull’entroterra. Una parte di turisti decide di fare la visita a pagamento dentro il castello mentre un’altra parte decide di esplorare le stradine intorno. Anch’io opto per la seconda opzione, e gironzolo per le stradine. Una barista mi riconosce e mi tira dentro il bar dove mi offre un caffè! Proseguo attraverso le strette vie di case antiche, passando sotto portici, e trovo una signora che intreccia cestini, tipica arte di questa zona ben documentata nel Museo dell’Intreccio Mediterraneo, proprio dentro il Castello.
Ritorno verso le mura dove ci rincontriamo con tutti, e proseguiamo la visita del centro, passando accanto allo storico palazzo La Loggia, sede del Comune, dove un tempo visse Eleonora d’Arborea. Da qui arriviamo ad una bella piazzetta dove si trova la chiesa di Santa Maria delle Grazie, particolare perché priva di facciata. Da qui il lunedì prima di Pasqua parte la confraternita in processione fino a Tergu. Durante i riti della Settimana Santa il centro durante la notte si illumina di fiaccolate e i cori delle confraternite intonano i canti, un po’ come ho già visto a Orosei. In questa chiesa mi colpisce un Cristo nero del 1300 e alcuni altari lignei barocchi.
Usciti dalla chiesa ci dirigiamo verso il versante della rocca che si affaccia sul mare. Oggi c’è molto vento ma la giornata si è schiarita e la vista del mare infonde potenza, si vedono in lontananza anche i monti della Corsica. Siamo arrivati alla cattedrale di Sant’Antonio Abate, affacciata sulla scogliera, tutta di pietra scura vulcanica, come la maggior parte degli edifici qui, con un imponente campanile. Entriamo. Le cappelle sono tutte decorate con altari lignei barocchi. Vi si trova un organo del Settecento (quanto vorrei provarlo!) e poi sull’altare un dipinto del maestro di Castelsardo, un pittore anonimo, probabilmente spagnolo, che in realtà è solo un pezzo di un retablo più grande con quattro pannelli. Ci spostiamo nella cripta, dove un tempo c’erano le sepolture, ed ora si trova una bella esposizione delle opere del maestro di Castelsardo, statue e reliquiari vari.
Finita la visita guidata lascio il gruppone di turisti e mi organizzo un pranzo con dei panini, poi mi raggiunge l’amico Alberto, in zona per lavoro, che mi porta in furgone a prendere un caffè a Lu Bagnu, frazione di Castelsardo, su una costa in parte rocciosa, in parte con spiagge bellissime. Da qui poi Alberto mi mostra la strada che dovrò fare domani per salire a Tergu…anzi decide proprio di arrivare all’ingresso di Tergu! Rientriamo passando dalla bellissima strada panoramica, passando il porticciolo turistico, e torno al b&b dove riposo un po’ e lavoro.
La sera ho appuntamento con altre tre guide, Annalisa, Angela e Stefania al palazzo dell’Episcopio, che fu sede del Vescovo dal 1500, spostata qui dall’ormai scomparsa Ampurias, in territorio di Valledoria. In questo periodo la rocca venne conquistata dagli Spagnoli e cambiò nome in Castel Aragonese. In questo storico palazzo si trova ora una bella mostra sull’Inquisizione, sale che descrivono tutte le azioni fatte contro la stregoneria, le fasi dei processi, le torture e i loro strumenti, alcuni impressionanti. Usciti da qui cammino ancora un po’ per le bellissime stradine del centro, mentre inizia a calare il sole, e mi proietto in altre epoche immaginando personaggi medioevali, poi spagnoli che popolavano questo quartiere.
Alberto torna a prendermi per cena e mi porta al ristorante La Vela a La Muddizza, vicino a dove son passato stamattina, di Andrea e Pierina. Prima però facciamo sosta in uno dei monumenti naturali e archeologici più importanti della zona, la Roccia dell’Elefante, così chiamata per l’ovvia forma, ma che colpisce perché al suo interno contiene delle belle domus de janas. Facciamo foto da diverse angolazioni e con il sole ormai calato.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Arrivati in ristorante riceviamo un trattamento degno di corona aragonese: cena a base di pesce, quantità regali, qualità superba. Il dopo cena lo passiamo con il proprietario Andrea, che è anche uno scultore e che ci mostra alcune delle sue bellissime opere, inclusa una Castelsardo di pietra in formato ridotto. Quando Alberto mi riporta indietro, nella distanza le luci della cittadina sembrano uscire dalla scultura di Andrea.
L’importante Festival sulle Bocche, ideato dal musicista Enzo Favata, arrivato alla XIX edizione, quest’anno si è spostato a Castelsardo. Aspettiamo di vedere in quali fantastici scenari si svolgeranno i concerti (il cui programma al tempo della mia visita non è ancora uscito). In ‘bocca’ al lupo per questo inizio in una nuova sede!