Austis

18/377: Austis

ISPIRAZIONE

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Su Nou Orruendèche

A parte una bella salita all’uscita di Teti fino al sito archeologico di S’Urbale, la strada per Austis è breve e in discesa.

Il bosco si dirada un po’, arrivo a un pianoro e noto subito una bella differenza di temperatura. C’è caldo anche se siamo sempre in alto sul livello del mare. Austis è rivolta a sud.

Qui non c’è Sindaco, ma un commissario. Incontro Davide, una guardia forestale che con molta competenza mi accompagnerà e guiderà attraverso tutti i tesori di Austis.

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Quelli in paese prima. La fontana storica all’ingresso del paese, ribassata di qualche metro rispetto all’altezza odierna della strada. Accanto si trova una scultura di Elio Sanna, abbastanza inquietante, ma molto bella, rappresentante la sofferenza causata dagli incendi, sofferenza espressa non solo da un volto umano urlante, ma da tutti gli animali che periscono nelle fiamme, l’aquila, il cinghiale, il cavallo.

Nella stessa piazza anche un bel murale che rappresenta sul lato sinistro la vita e le attività di questa zona prima che arrivasse l’industria, rappresentata sul lato destro.

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Sa Crabarissa

Davide, poi, mi porta fuori dal paese, nelle campagne intorno. Dapprima alla chiesa di Sant’Antonio Basilocu.

La vista a 360 gradi è pazzesca, dal Gennargentu ai monti di Oliena da un lato, la piana e l’oristanese, fino al mare, dall’altro. Poi penetriamo nei boschi, per arrivare a una specie di monument valley sarda. Vallate con sculture naturali granitiche da ogni lato.

Camminiamo per un po’ a piedi tra arbusti e corbezzoli, fino a quando compare alla vista Sa Crabarissa, un’impressionante spuntone di granito nel mezzo del nulla, dalla forma che cambia da ogni angolazione la si guardi. Davide mi narra la leggenda associata a questa scultura, quella della donna di Cabras, rimasta qui pietrificata dal dolore per aver scoperto l’uomo di Austis che lei ricercò per questi territori, scoprendolo poi sposato con un’altra donna.

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Su Nou Orruendèche

Come se questa meraviglia naturale non bastasse, Davide mi porta a vedere un’altra impressionante scultura naturale: tre rocce granitiche in bilico una sull’altra, Su Nou Orruendèche.

Prima me le mostra dal di sotto. Poi risaliamo la strada. ‘Ci saliamo sopra’ mi dice. Dopo un cammino in mezzo alla fitta vegetazione, tra piccoli spiazzi creati dai pastori e dai carbonari, passando da stretti cunicoli naturali tra i graniti, ci ritroviamo nel retro delle tre rocce.

Non solo. Saliamo ed entriamo nella fessura tra due di queste. Davanti a noi il vuoto, la piana di Abbasanta e il Lago Omodeo piccoli sotto. Sto tremando dalla bellezza, ma soprattutto dalle vertigini. Ci impiegherò un po’ per riprendermi.

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Incontro tra ukulele e organetto

Nel pomeriggio un importante incontro musicale: con l’organettista Silvano Fadda, col quale improvviso su dei balli sardi, territorio a me solo in parte conosciuto. Tra muttos, passu torrau, dillos, e balli campidanesi riesco a destreggiarmi, e il suono del mio ukulele basso si fonde bene con quello dell’organetto.

La lunga giornata si conclude nell’agriturismo Da Valore, che il proprietario Luigi apre esclusivamente per me, con il quale ceno e discorro di vita, donne e altre storie.

FRAMMENTI SONORI

Ispirato dalla suonata con l’organettista Silvano Fadda. Scritto nell’agriturismo Da Valore di Luigi Zedde.

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BREVI NOVELLE SARDE

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Antiche varietà di fagioli

Davide, 45 anni, è appassionato di natura.

Ha visto molto del mondo, vissuto in molti luoghi, ma ha deciso di restare qui, dove conosce ogni angolo di territorio, ogni pianta, ogni animale e ogni roccia (persino quelle che si muovono e quelle fisse!).

Oltre a prendersi cura del territorio, come guardia forestale, Davide si occupa di biodiversità. Mi porta a casa sua, e mi mostra con orgoglio la sua produzione di varietà di fagioli antiche, quasi estinte, che lui cresce in maniera totalmente biologica.

Nei sacchi posso ammirare fagioli dai colori diversissimi, bianchi, neri, verdi, bicolori, a strie lisce, a strie avvolte come conchiglie. All’esterno, tra tre o quattro cani che mi abbaiano contro, Davide mi mostra anche l’orto dove i fagioli vengono coltivati.

A pranzo esprimo la volontà di non mangiare carne, dopo diciotto giorni di (non) dieta a base di carne e affettati (come da buona tradizione culinaria di queste zone).

Nessun problema. Mi vengono offerte solo verdure, cavoli, patate, un radicchio buonissimo e amarissimo. Tutto rigorosamente dell’orto di Davide!