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147/377: Torpè

ISPIRAZIONE

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Il tormentone “è tutto in discesa” oggi è ‘quasi’ vero. Prima della discesona però mi aspetta una bella salita all’uscita di Lodè. Mi godo ancora una volta la vista della vallata con il Monte Albo di fronte, il versante che ho costeggiato qualche giorno fa per andare a Lula, e inizio la forte discesa verso il lago di Torpè. Siamo nel bel mezzo del parco di Tepilora, con l’omonima punta proprio di fronte a me.

Una volta arrivato a fondo valle mi viene incontro una macchina. “Hai fatto in fretta!” È Antonimaria Pala di Torpè che mi ospiterà e si prenderà cura di me per la giornata. Seguo la sua macchina e ci fermiamo sulle sponde del lago per fare qualche foto con lo sfondo della caratteristica cima montuosa triangolare del Monte Tepilora. Proseguiamo passando accanto alla pineta Sa Dea.

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Entrati in paese ci aspetta l’assessore Martino che mi da il benvenuto. Dopo un caffè Antonimaria mi porta alla sede del CEAS, Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità (è il terzo che visito dopo Perdasdefogu e Siniscola) e mi mostra con orgoglio i locali, le attrezzature e il materiale informativo riguardante il Parco. Poi facciamo un giro nel centro del paese, dove mi vengono mostrati diversi murales, ad uno dei quali ha collaborato anche Antonimaria. Vorremo andare al Monte Nurres, dietro il paese, da dove si gode di una vista fantastica, ma è già ora di pranzo e il tempo sta peggiorando velocemente.

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Dopo un pranzo insieme alla moglie Rosella e il figlio Andrea, io e Antonimaria usciamo dal paese per andare a visitare il Nuraghe San Pietro. Qui ci accoglie Alberto dell’Associazione Culturale Sardus Pater Torpè che mi illustra il bel sito, non solo il nuraghe ma anche i resti delle capanne intorno, in parte ancora da scavare. Da sopra la torre ammiro tutte le colline intorno e ricordo che in una di esse c’è il bel b&b L’Essenza, dove alloggiai qualche notte, costruito come uno di quei vecchi pinneti dei pastori, ma ‘quadrilobato’ (per restare in tema ‘nuragico’).

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Lasciato il sito, proseguiamo il giro in macchina nelle campagne mentre inizia a piovere. Antonimaria mi ricorda che qui nel 2013 ci fu una terribile alluvione dove perse la vita una donna. L’acqua superò lo sbarramento del fiume Posada creando danni immensi anche più a valle. Passiamo sopra quello che Antonimaria chiama ironicamente Yellow Town, un ponte recentemente ristrutturato verniciato di giallo, che in origine era il ponte-canale per l’irrigazione della piana, proveniente dalla diga, e che ora è sostituito da una condotta in pressione, e poco distante è stato costruito un ponte-tubo.

Rientriamo in paese e abbiamo giusto il tempo di preparare gli strumenti musicali. Scopro infatti che Antonimaria suona molti strumenti, l’armonica a bocca su tutti, ma anche flauti, launeddas e chitarra! Al Bar Lai ci aspetta una serata musicale, con un bel buffet offerto dai proprietari, dove veniamo raggiunti dal chitarrista Michele Mastio e dai cantanti Alessandro Magrini, Kekko Spanu e il padre Andrea, e Giovanni Magrini, che oltre a cantare meravigliosamente suona benissimo anche l’organetto. Mi unisco a loro con l’ukulele e finalmente mi confronto con un genere che non avevo ancora incontrato in questo viaggio, quello del Canto a Chitarra, di cui pian piano nel corso della serata inizio a capire qualche segreto!

 

FRAMMENTI SONORI

Ukulele a chitarra

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BREVI NOVELLE SARDE

Antonimaria mi racconta che solo in questa zona e qualche altro raro paese della Sardegna l’armonica a bocca era uno strumento suonato anche dalle donne, di nascosto dagli uomini, per potersi allenare al ballo quando non c’era disponibile qualche musicista maschio.

Poi mi dice che anche sua mamma la suonava, ma sempre di nascosto dal marito che era un ottimo suonatore. Lo stile delle donne era molto diverso da quello degli uomini. Antonimaria mi dice di aver registrato moltissimi brani di donne che suonavano l’armonica a bocca, addirittura anche una donna centenaria è stata registrata qualche anno fa. Potrebbero diventare una futura pubblicazione. E scopro che di pubblicazioni Antonimaria ne ha scritte diverse, e in molte opere di altri ci è anche finito come musicista. E con umiltà mi rivela tutto ciò a frammenti, durante tutto il corso della giornata.