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146/377: Lodè

ISPIRAZIONE

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Il viaggio di oggi è uno tra i più lunghi. Da Orune infatti devo rientrare verso Bitti, ma prendo una strada interna che mi eviterà di riscendere in paese per poi risalire. Attraverso campagne infinite, passo vicino al sito nuragico di Su Romanzesu, in Comune di Bitti e che non ho potuto e non potrò visitare in questo giro, e proseguo, trovandomi anche i bivi per Buddusò e Osidda, che visiterò più avanti. Proseguo tra querce da sughero e arrivo alla località Mamone, dove si trova una colonia penale. Poco dopo inizia una delle più forti discese del viaggio, una serie di tornanti che si aprono sulla vallata, al di là della quale si vede già Lodè.

Passato il fiume Riu Mannu (l’ennesimo fiume ‘grande’) comincia la dura salita verso il paese ma son pochi chilometri. Arrivato, mi accolgono l’assessore Enedina e la bibliotecaria Franca. Parcheggiata la bici in biblioteca e preso un caffè al bar, Enedina mi porta in giro per il paese. Il centro è ben curato, case quasi tutte in pietra. Nella piazza principale si affaccia la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio, e dall’altro lato un muro è completamente dipinto con un bel murale raffigurante la maschera di carnevale locale, unica nel suo genere, e simile ad alcune maschere della Grecia. Non è un caso che il murale sia stato realizzato da muralisti greci invitati qui dal Comune.

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Proseguiamo nelle stradine del centro, passiamo Su Porzu, un vecchio portico tra edifici, e arriviamo ad una zona dove le case sono costruite direttamente sulla roccia affiorante. Enedina mi mostra alcune di queste acquisite dal Comune e ristrutturate. Al loro interno è stato allestito un museo della cultura agro-pastorale, e gli edifici fungono anche da ‘porta’ di accoglienza per il parco Tepilora, che abbraccia i territori di Bitti, Lodè, Torpè e Posada.

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Proseguiamo con la visita di tre chiesette di impianto medioevale, a poca distanza l’una dall’altra: la chiesa dell’Immacolata, la Madonna del Rimedio, e la chiesa di Sa Itria ristrutturata di recente. E prima di pranzare al Bar dello Sport di Cristina e Pietro, visitiamo la domus de janas chiamata Sa Janna de Oriavulache (ma i locali la chiamano Sas Calas de Sos Naneddos), che si trova in un terreno privato (per fortuna della famiglia di Enedina!). Al suo interno si trovano delle candele, ne approfitto per accenderle e dare alla cavità un’atmosfera suggestiva.

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Dopo pranzo mi sistemo a casa di Peppino, un simpatico maresciallo dei Carabinieri in pensione che ha accolto l’invito del Sindaco per trovarmi un alloggio. Ne approfitto per riposare un po’ e nel tardo pomeriggio mi reco al Bar Centrale di Loredana e Paolo per lavorare al blog (il quale proprio non riesce a tenere il passo con le mie pedalate!). Qui poi mi raggiungono per un aperitivo Enedina, suo marito Stefano, e il Sindaco Graziano.

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Sta facendo buio e decidiamo di unirci alla Via Crucis che si sta svolgendo in paese. È già la seconda a cui assisto dopo quella di Orosei. Le vie illuminate sono molto suggestive, e candele rosse adornano ogni angolo. Inizia a piovere. Si aprono gli ombrelli e la gente continua a sfilare, in salite e discese ripidissime. Prima che la processione arrivi alla chiesa, ci stacchiamo dal gruppo e ci inoltriamo in un passaggio strettissimo tra casette e parete rocciosa, che ci riporta in centro, dove concludiamo la serata alla pizzeria Su Recreu.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Lodè è uno dei quattro Comuni che ospitano il Parco Naturale di Tepilora, che parte dalle foreste in territorio di Bitti, passando per il territorio di Torpè e finendo alla foce del Rio Posada nell’omonimo comune. Il fulcro è il Monte Tepilora, un picco roccioso che si staglia sul territorio, circondato da fitti boschi. Tutta l’area è stata oggetto di rimboschimento negli anni ’80 e nel 2005 viene istituito il Parco, per tutelare questo territorio e le sue risorse naturali. L’area è ricca di sorgenti e la vegetazione tipica è costituita da lecci, corbezzoli, ginepri e sughere. Tra la fauna presente la lepre sarda, il cinghiale, la volpe, daini, mufloni e l’aquila reale che abita le cime del Monte Tepilora.

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“Paraulas” è il titolo del vocabolario del sardo di Lodè (Lodinu) stilato da Gino Farris, qui conosciuto come ‘Zineddu de Lanterna’. Più di 13000 parole e modi di dire locali raccolti in molti anni per conservare vocaboli che si stanno perdendo. In ogni paese dove vado trovo varianti non solo di accenti ma anche di singole parole, nel suono o nelle lettere che le compongono. Forse dire che esistono 377 varianti è azzardato ma qualcuno sostiene che ne esitano più di 100 sicuramente. E per me che non ne conosco bene neppure una questo viaggio sta diventando anche un viaggio in una Babele nella quale pian piano sto iniziando a capire qualcosa!