141/377: Siniscola
ISPIRAZIONE
Riparto da Orosei, energizzato dalla settimana mentale di pausa dal progetto, e dalla gentilezza e disponibilità di Pietro e Bianca, che oltre ad avermi ospitato per due notti e tenuto bici e bagagli ad Orosei, mi hanno anche portato all’areoporto di Olbia e venuti a riprendermi. La giornata è soleggiata nonostante la pioggia scrosciante di ieri notte, e per più tardi sono previsti annuvolamenti. Percorro i 36 chilometri che mi separano da Siniscola in scioltezza, attraversando prima basalti e poi arrivando alla zona granitica, costeggiando le spiagge di Biderosa di Orosei, e Berchida di Siniscola, bellissime ma nelle quali oggi non mi soffermo.
Entro nel paese, sormontato dai bianchi calcari mesozoici del Monte Albo, e di fronte al Comune, oggi chiuso, mi raggiunge Maria Luisa, una ex collega di studi in geologia che non vendevo da almeno vent’anni e che mi ospiterà. Lasciamo la bici nel suo studio proprio in centro e prendiamo la macchina per andare a Capo Comino prima che il tempo peggiori. Arriviamo, lasciamo la macchina ai parcheggi e percorriamo a piedi Su Caminu de Artora che si inerpica fino al vecchio faro, ben ristrutturato, tra graniti, ginepri e ginestre in fiore. Siamo nel punto più orientale della Sardegna, e la vista è fantastica, le scogliere che poi a nord sfumano nella spiaggia bianchissima con le bellissime dune retrostanti, e l’Isola Rossa di fronte, sotto di noi il faro nuovo. Ne approfittiamo per fare uno spuntino a base di pompia, dolce tipico di questa zona, preparato con l’omonimo agrume, mentre ci raccontiamo vent’anni di vita trascorsi senza vederci.
La giornata sta iniziando a rovinarsi. Ci dirigiamo al borgo di Santa Lucia, una frazione di Siniscola, sul mare, dove più tardi ci raggiungeranno un po’ di persone a cui racconterò questo mio viaggio. Qui una serie di stradine reticolato sboccano sul lungomare, dove troneggia una torre spagnola. Da qui camminiamo fino ad arrivare alla Spiaggia delle Barche, una piccola insenatura dove sono spiaggiate diverse barche, alcune molto vecchie. Mari mi racconta che un tempo anche dentro l’acqua era pieno di barche arenate, ma che per ragioni di sicurezza son state di recente rimosse, togliendo un po’ di fascino a questo luogo. Proseguiamo e ci fermiamo ai bordi della spiaggia principale per mangiare all’aperto, salsiccia, formaggio, pane carasau, noci e arance di Siniscola.
Dopo un caffè ci dirigiamo di nuovo al piazzale della torre dove la gente si sta avvicinando incuriosita non appena tiro fuori l’ukulele. Dopo un po’ c’è un bel pubblico misto, di tutte le età, dai bambini piccoli, accompagnati dai genitori, incluso Giovanni, il figlio di Mari, fino a delle anziane signore incuriosite. Ormai ho il mio format, suono un brano, racconto il mio progetto, rispondo alle domande, sempre tante, faccio provare l’ukulele ai bambini e suono un brano finale. La gente è contenta, mi riempie sempre di complimenti e sono contento anch’io. Subito dopo andiamo a fare gli auguri a una signora la cui casa dà proprio su questo piazzale e che ha compiuto ieri 105 anni!
Rientriamo al centro di Siniscola per fare un giro nel centro storico. Entriamo nella chiesa di San Giovanni Battista, dov’è in corso la messa, ma riusciamo a vedere un marmo, a destra dell’ingresso, con delle impronte di due mani, si dice appartenenti a Cristo. Da qui raggiungiamo la chiesa di Nostra Signora delle Grazie, con dei bei murales vicini, e passiamo davanti a molte case ristrutturate, di cui solo poche conservano le mura originali in pietra, altre sono ormai abbandonate. Cerco scorci da fotografare, vicoletti, vecchie insegne, muri, balconcini in ferro battuto, archi in pietra. Mari mi racconta di come in tempi antichi il centro avesse forma triangolare e fosse circondato da mura, ormai tutte sparite.
Facciamo poi tappa alla grotta cittadina di Gana e’ Gortoe, nei calcari mesozoici. Non abbiamo tempo di visitarla tutta, con l’acqua e il fango di questo periodo avrei bisogno di abbigliamento adatto. Però riusciamo a visitare l’ingresso e la prima cavità, dalla quale poi bisognerebbe proseguire a carponi per un po’. Con le luci dei telefoni illuminiamo le pareti per cercare di vedere i Geotritoni del Monte Albo, una specie rettile endemica esistente solo in questa zona, ma purtroppo non se ne vede neanche l’ombra! L’ultima tappa è a La Caletta, frazione di Siniscola, alla Scuola Civica di Musica, oggi chiusa, ma che mi viene aperta da Franca, un’insegnante che ho conosciuto alla Scuola Civica di Musica di Lanusei, qui nel ruolo di responsabile amministrativo, che mi mostra gli spazi e mi racconta le attività della scuola.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Maria Luisa non è solo un bravo geologo (o una brava geologa) ma si occupa anche di ambiente e di recente è diventata guida AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche). Oggi mi viene a prendere tutta ben attrezzata, abbigliamento consono, zaino tecnico, macchina fotografica, e mi dice che sarò la sua cavia per la prima giornata ufficiale da guida! Dunque per tutta la giornata mi illustra ogni dettaglio di quello che visitiamo e fa molte foto.
Mari con altre due socie gestiscono il CEAS, Centro Educazione Ambientale Sostenibile, che si trova a Santa Lucia, a breve distanza dove mi sono esibito nel pomeriggio. Mi racconta delle attività che svolgono, come le escursioni in tutto il territorio, che si estende dalla costa fin su all’imponente Monte Albo, le visite alla grotta Gana e’ Gortoe gestita da loro, e tutta una serie di attività didattiche per bambini.
Ma la cosa che mi intriga di più è una serie di itinerari che hanno intenzione di creare in futuro, per toccare i punti cosiddetti geodetici, dove Alberto La Marmora fece le misurazioni di quota. Inizialmente solo nel territorio di Siniscola, ma poi perché no anche in tutta la Sardegna. E poi mi racconta di quando La Marmora, sul Monte Albo per fare misurazioni, incontrò il pastore che viveva lì e pascolava il bestiame in quelle alture, il quale, molto diffidente, gli chiese chi era e cosa ci faceva lì. La comunicazione tra i due non fu facile, visto che il pastore parlava solo in sardo, ma alla fine La Marmora riuscì a spiegargli quello che stava facendo. Da quel giorno io poi, ogni volta che La Marmora tornò in questo territorio, il pastore gli faceva trovare sempre del capretto arrosto.