
105/377: San Vito
ISPIRAZIONE
Il mio ingresso in territorio di San Vito è ufficialmente avvenuto qualche giorno fa, nella tappa da Burcei a Villasimius, e ne ho già visto alcuni luoghi, come il nuraghe Asoru e l’abitato di San Priamo. Purtroppo anche oggi devo ripercorrere un tratto di strada che ho già fatto ieri per venire qui da Villaputzu.
Torno indietro attraversando il ponte sul Flumendosa ed entro nella strada statale 387, la stessa che dopo tanti chilometri arriva a Monserrato passando vicino al mio paese di residenza Soleminis. Solo pochi chilometri però e arrivo a San Vito, con ben tre cartelli d’ingresso, il primo dei quali circondato da fichi d’India che mi impediscono di attaccare l’adesivo del mio progetto (beh…non proprio!)
Poco prima del ponte all’ingresso del paese entro in una zona poco in collina dove abitano Chiarella e Antonio che mi ospiteranno oggi. Qui incontro le loro quattro cagnoline (quattro generazioni in fila, bisnonna, nonna, mamma e figlia) e il Sindaco Marco, loro vicino di casa. Sotto un bel sole tiepido e con la vista delle montagne retrostanti il paese, mi raccontano dell’evento che ha lasciato profondi segni nel territorio (come anche a Castiadas), l’alluvione dello scorso ottobre. Anche a due passi da qui il fiume Uri ha esondato, inondando case e trasportando una quantità enorme di pietre, sabbia e detriti.
Poco dopo ci raggiunge Monica, già incontrata ad Elmas e che mi ha messo in contatto con la cugina Chiarella. Nello stesso momento arriva la mia guida del giorno, Rocco, che scopro essere un bravo launeddista che nel 2001 partecipò a Sanremo col gruppo Isola Song. Io, Rocco e Monica ci mettiamo in macchina e saliamo verso Monte Narba dove si trova un sito minerario dismesso. La vallata che sale verso il sito è completamente ricoperta da detriti alluvionali trasportati durante l’ultima alluvione. Quando arriviamo al sito minerario la vista è pazzesca: tutte le vecchie palazzine sono mezzo sommerse da pietre alluvionali. Rocco ci indica tutti i vecchi stabili, la laveria, le officine, l’ospedale, il palazzo Madama dei proprietari, con ancora gli infissi in legno sgangherati, gli alloggi dei minatori. Tutto è in rovina e ripieno di detriti, a volte fino ai soffitti ormai crollati.
Nel pomeriggio cambia un membro della compagnia, Monica è sostituita da Fabio, ma Rocco guida sempre la suo 4 ruote motrici. Andiamo prima a vedere delle Domus de janas poco fuori paese, e poi saliamo a Cuccuru e ferrusu, da dove godiamo di un’’ottima vista sul paese. Da qui Rocco mi indica tutti i fiumi e torrenti che scendono a valle e mi fa vedere i segni delle alluvioni e i lavori che son stati fatti per arginare l’acqua.
Riscesi in paese facciamo un giro nel centro storico. Molte case sono ancora originali, con bei portali in legno, e nella strada principale svetta Casa Camboni, una bella palazzina d’inizio secolo scorso. Poco più avanti raggiungiamo la chiesa di Santa Maria, della fine dell’Ottocento, dove si svolgono le feste in piazza. Saliamo più su fino alla chiesa San Lussorio, molto più antica, del 1200.
Poi ci rimettiamo in macchina per visitare una sequenza di posti incredibili fuori dal paese: Sa Perda Manna, un picco roccioso proprio a strapiombo sul paese; S’arcu de s’arena, chiamato anche mare di San Vito, un’ansa del Flumendosa dove d’estate si può fare il bagno nelle spiaggette e anche fare tuffi dalle rocce; Brecca, un altro vecchio villaggio minerario raggiunto salendo una ripidissima salita; infine passando accanto a Sa gava, una cava di granito usato per costruire le case del paese, raggiungiamo le pendici del Monte Lora, col caratteristico profilo di una donna, prima di tornare indietro in paese.
FRAMMENTI SONORI
Lo scorrere del fiume.
BREVI NOVELLE SARDE
Chiarella mi è venuta incontro con la sua carrozzina elettrica che, come mi ha raccontato la sera, deve usare per una disabilità contratta nel suo primo anno di vita dopo una malattia curata male; in ospedale le diagnosticarono una poliomielite (forse a causa di un’epidemia che colpì tantissimi bambini nel 1954) ma i neurologi odierni tendono a contestare la diagnosi fatta a suo tempo e sono consapevoli del fatto che, pur riuscendo a dare un nuovo nome alla sua malattia, non si riuscirebbe a migliorare il suo peggioramento intervenuto negli anni.
Chiarella si dispiace di non potermi accompagnare a visitare il paese col suo territorio e, per questo scopo, mi affida al suo amico Rocco. Nonostante la situazione non facile, ha un ottimismo contagioso; mi racconta dei suoi due amici di penna indiani conosciuti a distanza negli ultimi anni delle scuole superiori per migliorare il suo inglese. Mi racconta che uno di loro venne a trovarla ma quando arrivò all’aeroporto di Cagliari non trovò nessuno ad accoglierlo (il telegramma arrivò dopo di lui!) così prese la corriera per San Vito pensando di andare in un sobborgo, ma si spaventò, e non poco, quando la corriera cominciò a salire in direzione di Campuomu e ad attraversare i canyons successivi; riconquistò la calma quando vide il mare (del quale lei gli parlava nelle lettere) e, per sua fortuna l’autista lo accompagnò fino a casa.
Mi racconta anche dei suoi viaggi fatti finché ha potuto camminare almeno un po’. A casa sua vive una vita il più autonoma possibile grazie anche alla sua carrozzina motorizzata. Mi porta da vedere alcuni libri sul territorio di San Vito, incluso uno sulla miniera argentifera di Monte Narba con delle belle foto in bianco e nero che mostrano l’antico splendore del sito. Quando la mattina riparto, Chiarella è lì sul terrazzo, nella sua carrozzina, insieme ad Antonio e alle cagnoline, che mi saluta con un gran sorriso.