10/377: Gavoi
ISPIRAZIONE
Nonostante la pioggia scrosciante e la bufera di vento che soffia da ieri notte, il morale è alto perché devo fare solo qualche chilometro di discesa per arrivare a Gavoi, paese natale di nonna e babbo. Questa volta non posso volare in discesa perché il vento rischia di buttarmi giù, e l’asfalto è bagnatissimo, e allora ci impiego 18 minuti anziché probabilmente 10 o meno.
Gavoi uguale casa. Sia fisica, la casa di via Roma, che mentale. Gavoi preso molte volte come luogo di fuga, di riposo, di ispirazione. Oggi più che mai.
Grande accoglienza dell’amministrazione comunale, il sindaco Giovanni e il suo vice Enrico. Visita alla mostra World Press Photo Exhibition 2018. Enorme, fortissima, destabilizzante, straziante, bellissima, tristissima, incredibile. Un milione di punti all’organizzazione e a chi l’ha portata qui.
Gavoi oggi è grigia e bagnata, ma la vista dalla vecchia caserma dei carabinieri è molto suggestiva, le nuvole sulla cima delle montagne, il lago di Gusana in lontananza, i tetti delle case e il campanile di San Gavino che spicca e sorveglia il paese.
Infine il mio concerto all’appena inaugurato Museo del Fiore Sardo, organizzato dall’amministrazione comunale. Suono il mio ukulele basso, col quale inizio a prendere un po’ di confidenza. Inizio con qualche brano mio esistente, poi mostro la mia moleskine da viaggio pentagrammata e, in anteprima, presento qualche frammento sonoro scritto in questi primi giorni: Nuoro, Oliena, Sarule. Pubblico caldo in un luogo speciale.
Conclusione giornata con aperitivo a S’Istentu e cena alla mitica Osteria Borello dove Rossano ci vizia con carne di prima scelta e vino rosso eccellente.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Fanny, 104 anni, non è più tornata a Gavoi, il suo paese natale. Vive ormai a Cagliari, e parlare di Gavoi la rattrista, la sua giovinezza, i ricordi, l’impossibilità di rivederla.
A 100 anni suonati, Fanny riunì la famiglia per rivelare il suo segreto: per 40 anni scrisse poesie, per se stessa, nascoste in un cassetto e mai fatte leggere a nessuno.
A un certo punto sentì di dover condividere questi suoi pensieri, forse per tramandare la sua esperienza ai più giovani della sua discendenza.
A 100 anni Fanny volle che le sue poesie vedessero una luce ancora più grande, le volle vedere pubblicate.
Allora figli e nipoti si diedero un gran da fare, cernita, revisioni, contatti con editori, bozze di stampa, immagini copertina, e finalmente stampa. Fanny pubblica il suo primo libro a 100 anni.
Ancora oggi chiede quante copie si stiano vendendo, ha il sogno che vengano tradotte in inglese e vendute all’estero, e qualche volta la si trova nella sua poltrona di Cagliari a rileggersele, sempre con una matita in mano, non si sa mai che ci sia qualcosa da correggere, da limare o da riscrivere.